A Varallo Sesia dal 9 all’11 ottobre il convegno per il 25simo anniversario della ricerca fisiologica e medica alla Capanna Regina Margherita. Il meeting è stato organizzato da alcuni dei più assidui frequentatori dei laboratori del Monte Rosa, l’italiana Annalisa Cogo, gli svizzeri Marco Maggiorini e Oswald Oelz e il tedesco Peter Bärtsch, in collaborazione con la sezione del Cai di Varallo Sesia che gestisce il rifugio.
Alla Capanna Regina Margherita nell’ultimo quarto di secolo sono stati indagati i meccanismi respiratori, vascolari, metabolici e renali alla base dell’acclimatamento, le malattie da altitudine, la preparazione e i limiti all’esercizio fisico nell’aria rarefatta. I laboratori, come ha ricordato il presidente generale del Cai Annibale Salsa, in una lettera di saluto agli scienziati convenuti a Varallo, sono tuttora punto di riferimento per la ricerca scientifica in alta quota.
L’evoluzione della ricerca è stata rapida per la disponibilità di mezzi di indagine sempre più sofisticati e facilmente disponibili grazie al trasporto delle apparecchiature in elicottero nel rifugio. Nella relazione introduttiva Paolo Cerretelli, fisiologo, presidente onorario della Società italiana di medicina di montagna, ha ricordato i tempi quasi pionieristici, quando lui stesso iniziò la ricerca sul campo al seguito della spedizione al Kanjut – Sar nel 1957, ed era necessario avere particolare cura del materiale per analisi, quasi tutto in vetro, trasportato a spalla o caricato sui cavalli.
Tra i dati rilevanti emersi durante il convegno, quello riportato dallo statunitense Peter Hackett: nonostante una maggior comprensione dei meccanismi alla base delle malattie da alta quota e delle misure preventive, l’incidenza di queste patologie non pare sia cambiata negli ultimi trent’anni. Occorre forse, ancora una volta, più educazione. Rimane ancora difficile individuare i soggetti suscettibili all’edema polmonare da alta quota, perché i test proposti sono talvolta di difficile esecuzione e la sensibilità e l’accuratezza non ancora soddisfacenti. Risultati promettenti sembrano però arrivare dal test all’ipossia proposto vent’anni fa dal francese Jean Paul Richalet in procinto di pubblicare i risultati di 5000 esami eseguiti nel corso degli anni.
La novità più interessante sembra però riguardare il mal acuto di montagna e la cefalea da alta quota. Secondo nuove indagini queste patologie potrebbero non essere l’inizio dell’edema cerebrale d’alta quota, come ipotizzato in passato, ma sarebbero determinate, come in alcune forme di emicrania, dall’attivazione del sistema vasculo trigeminale. Ovviamente in base a queste nuove ipotesi possono cambiare e ampliarsi le possibilità terapeutiche. Un’excursus su allenamento e tecniche per migliorare la performance sportiva in alta quota e una revisione delle indicazioni alla frequentazione della montagna per pazienti cardiopatici, pneumopatici e diabetici hanno concluso i lavori del convegno.
foto archivio Tele Vco