Nel corso del fine settimana 7-9 luglio 2023, nella bella Macugnaga (VB), abbiamo partecipato alla XXXV Fiera di San Bernardo, Mostra Mercato dell’Artigianato Alpino e Walser. Questo appuntamento, tra i più attesi di mezza estate in Alto Piemonte e in Ossola, si svolge ogni anno nella Perla del Rosa per celebrare il popolo Walser e la figura di San Bernardo, considerato, da sempre, il protettore delle genti di montagna.
Ai piedi dell’imponente parete est del Monte Rosa, abbiamo vissuto momenti di rara intensità, venendo letteralmente strappati dalla nostra folle corsa quotidiana, caotica e colma di punti interrogativi, per entrare in una sorta di nuova dimensione, connotata da una parola chiave: cambiamento.
La chiesa e il vecchio tiglio a Macugnaga Monte Rosa
Quale futuro per la Montagna?
Un leit motiv, quello del cambiamento, che gli organizzatori della manifestazione – l’associazione Alte Lindebaum Gemeinde- Comunità del Vecchio Tiglio – hanno posto in primo piano anche nell’ambito del consueto convegno del sabato pomeriggio, svoltosi presso la Kongresshaus di Macugnaga. Nel corso del simposio dal titolo “Quale futuro per la Montagna? Ripopolamento e opportiunità di sviluppo delle terre alte alla luce del cambiamento climatico” sono intervenuti Annibale Salsa, Enrico Rizzi, Luciano Caveri e Luca Mercalli, premiato, a fine giornata, con il conferimento della tradizionale Insegna di San Bernardo.
Il pane dell’amicizia dei Walser
I Walser, il popolo del cambiamento
Necessità di adattarsi, capacità di cambiare per sopravvivere; questi concetti hanno connotato profondamente la storia delle popolazioni Walser che, a partire dal XIII secolo, dalle montagne del Vallese (SUI), valicarono i 3000 metri del Passo del Monte Moro per insediarsi a Macugnaga e in altre vallate del versante meridionale delle Alpi. I Walser dovettero venire qui per sopravvivere, per trovare un nuovo spazio di vita, perchè oppressi dalle popolazioni del Nord Europa che generarono uno stato di sovrappopolamento in Vallese. Essi misero in campo capacità di adattamento straordinarie, superando enormi difficoltà, dettate dalle condizioni dure che la montagna sopra i 1500 metri di quota, a quei tempi, presentò loro. Il clima rigido e la mancanza di cibo, in primis, portarono i Walser a costruire case calde e ben coibentate, utilizzando al meglio il legno locale, e portarono loro a sviluppare un’agricoltura di montagna basata sulla raccolta dei frutti stagionali e sulla piantumazione della segale, cereale che sia in estate che in inverno, si rivelò coltura in grado di resistere alle condizioni meteo-climatiche dell’ambiente alpino.
Luca Mercalli: “Non c’è più tempo”
Luca Mercalli con l’Insegna di San Bernardo 2023
Questa necessità/capacità di cambiamento oggi “serve” a noi, genti dell’Antropocene, catapultate, nell’arco di pochi decenni, nella nuova era del cambiamento climatico. Una sfida immane, quella che si presenta dinnanzi a noi, che porta il genere umano a dover intraprendere, forse per la prima volta nella sua storia, un percorso decisivo per le sue sorti. Come sottolinea con estrema chiarezza il climatologo Luca Mercalli “non cè più tempo“, perchè per contenere sotto la soglia dei due gradi centigradi l’aumento della temperatura media globale, e mantenere un pianeta diciamo accettabile per la vita umana, dobbiamo fermare le emissioni di gas serra entro l’anno 2030 e azzerarle entro il 2050”.
In una transizione sociale, economica e soprattutto culturale – perchè lo si voglia o no, dovremo imparare a vivere in modo diverso, non necessariamente peggiore, ma sicuramente diverso – il parallelismo tra le vicissitudini delle genti Walser e le nostre prospettive future ci pare quantomai calzante. Il popolo della montagna ci trasmette l’arte dell’adattamento, indicandoci un percorso e orientando una prospettiva di pensiero basata su gesti concreti, semplici, funzionali e ricchi di significato. Basti pensare all’archittetura Walser, ecologica e a basso impatto ambientale, da cui derivano, senza ombra di dubbio, le più moderne blockhaus di classe energetica A+.
I giovani in montagna e le future generazioni
La parete est del Monte Rosa
Nel corso della Fiera di San Bernardo, girovagando tra le bancarelle della mostra mercato, abbiamo incontrato anche giovani apicoltori, agricoltori e commercianti. Una generazione di poco più che ventenni che ha scelto di restare in Valle Anzasca e nelle vallate circostanti dell’Ossola e dell’Alto Piemonte, per costruire qui il proprio futuro, contribuendo, forse anche incosapevolmente, al mantenimento della vita-lità in queste comunità alpine.
Lasciando Macugnaga, abbiamo portato con noi il pane dell’amicizia, sfornato per l’occasione dalla comunità Walser. Un prodotto semplice, da regalare ai ragazzi e alle ragazze che inconteremo sul nostro cammino, proprio come hanno fatto i Walser per secoli, nei giorni di festa. Un omaggio simbolico che oggi si riempie di significati diversi, perchè a noi, uomini del terzo millennio, serve cambiare e tocca farlo seriamente: abbiamo un’urgenza e dobbiamo affrontarla. Il cambiamento climatico ci mette davanti ad una grande responsabilità: le scelte che metteremo in campo nei prossimi tre o quattro decenni saranno decisive per le generazioni a venire. Se la temperatura del nostro pianeta andrà fuori controllo, oltre i 4 o 5 gradi di aumento, coloro che vivranno alla fine del secolo in corso non potranno, purtroppo, più avere quest’opportunità di scelta. Abbiamo l’obbligo di non condurli sino a estrema condizione estrema, un punto di non ritorno; dobbiamo quindi avere la capacità di stringere un patto, un’alleanza, con chi verrà dopo di noi.
Arte, saperi e valori di montagna, sulla via del cambiamento
Un’opera del XVIII Concorso estemporaneo di Scultura su legno
Anche l’arte, a Macugnaga, ci ha condotti in una dimensione di ascolto e riflessione. Nell’ambito del XVIII Concorso estemporaneo di Scultura su legno, numerosi artisti provenienti da varie parti delle Alpi, e non solo, hanno scolpito per due giorni i tronchi di tiglio a loro assegnati, dando vita a sculture di rara bellezza. In particolare, nell’opera della giovane artista biellese Stefania Nicolo, troviamo un montanaro intento nel salvataggio di una donna, intrappolata tra le le guglie dei palazzi di una moderna città, immaginiamo infuocata dalle temperature estive di questa parte di secolo … un vero e proprio salvataggio dell’anima.
Uomo e donna, in questa scultura, si stringono forti per dare vita a una sorta di cordata. Le genti di montagna, nell’opera, sembrano offrire alle anime della città il loro serbatoio di valori, uno scrigno colmo di saperi, tradizioni e cultura, custodito con cura per secoli. Tale “fonte” oggi assume un valore ancor maggiore, perchè può indicare ove fissare, in modo opportuno, i rinvii cui ancorarsi. Si disegna così il percorso che conduce in vetta, lungo l’erta e insidiosa via del cambiamento.
… e arrivare in vetta, in questo frangente, è quantomai necessario, perchè all’Umanità servirà poter vivere la successiva discesa.
ALTE LINDEBAUM GEMEINDE – COMITATO DEL VECCHIO TIGLIO
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