La recensione del libro “Vita d’alpeggio” è stata l’occasione per parlare un po’ con l’autrice, Marzia Verona.
“Vita d’alpeggio”, splendida fotografia sul mondo degli allevatori, nasce a seguito di progetti Interreg dedicati alla valorizzazione degli alpeggi e delle produzioni casearie di montagna. A scriverlo è stata la laureata in Scienze forestali Marzia Verona, grazie ad un impegnativo lavoro sul campo: due stagioni trascorse a censire e visitare più di mille alpeggi nelle vallate piemontesi.
“Mentre giravo per le valli con le mie schede” mi racconta Marzia, “incontro un pastore che mi dice di praticare il “pascolo vagante”. Mi spiega questa forma di conduzione degli animali, che non vengono mai ricoverati in stalla, persino durante l’inverno. Mi resta la curiosità. Ci penso, ci penso, poi la seconda estate di censimento inizia; torno da quel primo pastore, che si ricorda bene di me ed iniziamo a chiacchierare come se ci conoscessimo da una vita. Gli faccio ancora domande sul suo lavoro: sono sempre più convinta di scrivere un libro.”
“Conclusa l’estate inizio a scrivere quello che sarà “Dove vai pastore?” (uscito in estate per la Priuli&Verlucca). Contemporaneamente in Regione Piemonte mi propongono di realizzare un altro testo, sulla vita in alpeggio, dove si parli un po’ di tutti gli aspetti di questo mondo. E così riparto per un’altra estate tra monti e valli, a scattare foto ed intervistare margari e pastori.
L’esperienza è stata bellissima, perché sono entrata a fondo in questo mondo, conoscendo della gente schietta, aperta, cordiale ed una realtà concreta, fatta di colori, emozioni, sentimenti… tutti forti, tutti diretti. Con molte persone sono nate delle amicizie, anche solo dopo poche ore trascorse insieme.”
“Come saprai è comune avere un soprannome, e ne hanno trovato uno anche a me, che sono diventata “la librologa”. Ho cercato di cogliere tutti gli aspetti del mondo degli alpeggi e questo non poteva avvenire restando seduti al caldo nella baita. Anche, ma non solo! E così ho preso pioggia, neve, grandine, nebbia, vento, sole… dal mattino presto al tramonto, di notte durante le transumanze. Qualcuno mi chiamava perché andassi quando accadeva qualcosa di particolare, oppure mi invitavano alle feste. È stata una bellissima esperienza, anche se, detto così, suona persino riduttivo. Mi è rimasto dentro qualcosa che non se ne andrà. Salire in montagna in queste ultime settimane autunnali mi faceva un effetto strano, perché non sentivo più campanacci e campanelle.”
VITA D'ALPEGGIO
di Marzia Verona
BLU Edizioni – 2006
pp. 304