Approdare a Trento nei giorni del Trento Film Festival significa entrare in un micro mondo in cui poter scoprire le diverse facce dell’universo montagna. Il festival trentino propone una nutrita serie di occasioni per svelare tali dimensioni, attraverso la proiezione di film, la presentazione di libri, l’incontro con personaggi, registi, autori.
E così, in un giorno di normale programmazione, capita di ascoltare il colorito Mauro Corona intento a presentare il suo ultimo scritto, con il consueto tono, a volte incredibilmente vero, talvolta un po’ profetico e ripetitivo: una voce fuori dal coro, quella dell’uomo di Erto che, scampato al Vajont, ha trovato nella scultura, nella scrittura e nell’alpinismo, canali idonei per urlare rabbia, vendetta e amore.
Al cinema, nel frattempo, il “rullo” digitale scarica sul telo “Storm over Everest”, film USA del regista David Breashears che ripercorre una tragedia avvenuta sul tetto del mondo nel 1996 attraverso il racconto dei superstiti. Dopo cena la programmazione cinematografica del festival dà spazio alla fiction con “Pure Coolness”, storia d’amore serena e a tratti sconvolgente tra una ragazza di città e un pastore, rifugiatisi con le loro capre sui monti silenziosi e incontaminati del Kirghizistan.
Tutto questo è il Film Festival. Una miscellanea di linguaggi e culture, di media e persone, intenti, ognuno con le proprie regole e modalità, a ritrarre un momento di montagna, avventura, esplorazione. Una formula affascinante e quanto mai ricca, ma a volte difficile da gestire, perché, vestendo i panni dello spettatore, si ha di frequente la sensazione di aver perso qualcosa. Di non aver incastrato un pezzo di questo mirabolante puzzle che in così poco tempo è davvero difficile da comporre. Pensiamo che il festival potrebbe essere altrettanto bello e attrattivo, ricco e propositivo anche se, paradossalmente, divenisse un po’ più povero e semplificato. In tal modo il cammino attraverso l’intricata via di eventi in programma potrebbe risultare accessibile, con maggiore calma.
Nel frattempo chi vi scrive si prepara a partecipare al consueto incontro "Cordate nel futuro" presso la storica sede Sosat di Trento, quest’anno dedicato ai 50 anni della via “Direttissima” di Lotar Brandle. La giornata si chiuderà con un serata alpinistica condotta da Simone Moro: un viaggio attraverso le strepitose imprese dell’alpinismo russo cui parteciperanno, tra gli altri, Michail Devy, Alex Klenov, Serguey Nilov e Pavel Sahabalin.