Il 62esimo Filmfestival di Trento apre il programma cinematografico con un film d’autore che meglio non poteva interpretare lo spirito del festival, quello dell’alpinismo come ricerca, esplorazione e avventura. La rassegna cinematografica ha preso ufficialmente il via venerdì 25 aprile, alle ore 21, in un Auditorium Santa Chiara al completo, con la proiezione della copia restaurata del film “The epic of Everestâ€.
La pellicola fu girata dal capitano John Noel durante la spedizione britannica di George Mallory e Andrew Irvine nel 1924. Nel loro terzo tentativo al tetto del mondo i due alpinisti furono visti a circa duecentocinquanta metri dalla vetta, lungo la via di salita dal versante Nord. Poi sparirono in una bufera di neve ed è ancora aperto il dibattito se siano o meno riusciti a raggiungere la vetta prima di morire. Il corpo di George Mallory è stato ritrovato nel 1999, ma non la sua macchina fotografica. Già nel 2010 lo storico statunitense Tom Holzel aveva annunciato di aver nuovi dati su dove si potrebbe trovare il corpo di Andrew Irvine e la macchina fotografica, localizzati a 8.425 m di quota, ma non sono ancora stati reperiti i fondi necessari per una nuova spedizione di ricerca. Intanto il British Film Institute – National Archive, in occasione del novantesimo anniversario della spedizione, ha restaurato il documentario. Il capitano John Noel, ispirato da “The great white silenceâ€, il film di Herbert Pointing sulla tragica spedizione al Polo Sud di Robert Falcon Scott del 1910, ha girato una pellicola che oltre a evidenziare l’isolamento, la fragilità e il coraggio di un manipolo di uomini in uno dei luoghi più inospitali del pianeta, fornisce tra le prime immagini del Tibet, da Phari Dzong al monastero di Rongbuk, di grande significato storico ed etnografico.
Il restauro ha restituito i toni originali della pellicola come l’azzurro del ghiaccio o il rosso del tramonto nella sequenza finale. Gli 87 minuti di proiezione sono stati accompagnati dalle musiche composte e suonate dal vivo da Simon Fisher Turner al pianoforte, con l’accompagnamento di James Brooks alla chitarra, Peter Gregson al violoncello e Andrew Blick alla tromba. Così Fisher Turner ha spiegato il suo lavoro: «L’Everest è la montagna più alta del globo e avevo questa visione di un luogo d al quale fosse possibile ascoltare tutti i venti del mondo. Ho avuto la fortuna di collaborare c on un gruppo di musicisti straordinari, che hanno contribuito con il loro entusiasmo e i loro strumenti, ed è stata una splendida sfida trovare dei suoni che non assomigliassero a nient’altro, che dessero forma alla partitura ma senza offrire una traduzione letterale di quello che stiamo vedendo». Il musicista inglese ha voluto dedicare la sua opera e la serata alle sedici vittime Sherpa travolte dal crollo dell’Ice fall.
In sala era presente quasi al completo la giuria del film festival: il basco Jabi Baraizarra, direttore del Mendi film festival (che si tiene a Bilbao dal 2012), il trentino Andrea Pallaoro, trasferitosi a Los Angeles. recente vincitore del premio per il miglior regista al Marrakesh film festival, l’austriaco Nikolaus Geyrhalter, documentarista pluripremiato, il climber statunitense Alex Honnold, con il quale i ragazzini a fine serata, si facevano selfi e fotografie. Unica assente, la scrittrice Maria Coffey, attesa al festival da domani.
Alex Honnold giovedì 1 maggio alle 21 sarà protagonista della serata evento “Alex Honnold in adventuresâ€. Tra le sue imprese più spettacolari ci sono la prima e unica scalata in free-solo di Moonlight Buttress (7a, 365 m) nello Zion National Park, Utah, e la salita della parete nord-ovest dell’Half Dome (6a, 670 m), Yosemite, California. Nel 2012 ha realizzato la prima “Triple Solo†della storia, arrampicando in successione le tre grandi pareti dello Yosemite – Mt. Watkins, Half Dome e El Capitan, e in meno di 24 ore. Con o senza corda, Honnold vede nell’arrampicata un fantastico mezzo per vivere l’avventura. Anche se minimizza spesso i suoi successi , le sue salite hanno attirato l’attenzione del grande pubblico. É stato intervistato da 60 Minutes e New York Times, è apparso sulla copertina del National Geographic, in spot televisivi internazionali e ha realizzato numerosi film d’avventura, tra cui “Alone on the Wallâ€, nominato agli Emmy. Ha fondato un’organizzazione ambientale no-profit, la Honnold Foundation. Continua a condurre una vita avventurosa, girando il mondo con il suo furgone alla ricerca di nuove sfide verticali.