Dal forte che protegge la rada portuale di Vado, a pochi chilometri da Savona, al campo trincerato del Colle di Tenda, lungo tutte le Alpi Liguri, rimangono le evidenti testimonianze del sistema difensivo studiato, tra il 1862 ed il 1871, dalla “Commissione permanente per la difesa dello Stato” del neonato Regno d’Italia. Delle settantasette opere previste ai confini nazionali, tra il 1874 ed il 1880, sul fronte ligure vennero erette le piazze di Nava, del San Bernardo e del Melogno; otto anni dopo giunse al completamento lo “sbarramento di Tenda”. Le quattro piazzeforti delle Alpi del Mare nacquero progettate e costruite con criteri già obsoleti. Alcune, comunque, vennero mantenute in efficienza fino alla Seconda Guerra Mondiale. La zona del Colle di Tenda, ad esempio, venne rifortificata durante gli anni Quaranta del Novecento, e, come il forte centrale di Nava, fu utilizzata come caserma per le milizie fasciste. Dopo l’8 settembre 1943, molti capisaldi abbandonati vennero occupati dalle nascenti formazioni partigiane. La storia del “Vallo Alpino” si chiude con il trattato di pace del febbraio del 1947.
Oggi, complice la caduta del segreto militare, i forti sono classiche mete degli escursionisti e dei “bikers”, che possono sbizzarrirsi lungo il reticolo delle strade aperte per scopi bellici, e si discute da tempo del recupero di alcune di queste strutture a fini ricettivi o turistici. Il Comune di Tenda, ad esempio, ha recentemente acquisito dall’esercito francese l’uso del forte Centrale (detto anche “Colle Alto”), una massiccia struttura posizionata a strapiombo sulla Val Roya. Dopo la bonifica del sito – che venne utilizzato anche come deposito di munizioni – si prevede di progettarvi un museo militare e, in seguito, una struttura ricettiva con un posto di ristoro. La valorizzazione del forte potrebbe essere un buon banco di prova per un’iniziativa di collaborazione transfrontaliera tra i comuni di Tenda (Francia) e Limone (Italia).
Le artistiche feritoie di mattoni rossi contraddistinguono un altro forte Centrale, quello del valico di Nava, al confine tra Liguria e Piemonte, nel comune di Pornassio (Imperia). Qui è già stato allestito un piccolo museo della Resistenza e, perlomeno, la Pro Loco locale ne garantisce l’apertura: “Cercheremo di riproporre le visite della fortezza durante la prossima estate; un intervento di recupero complessivo della struttura è un’idea affascinante, ma molto impegnativa. Noi consigliamo, naturalmente, di scoprire tutta la zona della piazza di Nava, composta da altri quattro forti e da due postazioni per batterie, percorrendo, a piedi o in bici, la rete dei sentieri che partono dal colle”, spiega Piero Dani, presidente della Pro Loco di Nava.
Spostandosi verso Ponente, qualche possibilità di valorizzazione potrebbe interessare il forte di Arnasco, una postazione di artiglieria disarmata durante la Prima Guerra Mondiale il cui uso è stato ceduto al Comune; sembrano tuttora alquanto fumose le prospettive per il recupero della batteria di Poggio Grande (o “forte dei Due Fratelli”, o “Forte dell’Eliceta”), un’installazione a cavallo tra le vallate di Zuccarello e Balestrino.
Nell’entroterra finalese, si mantengono in condizioni di conservazione significative le postazioni della piazza del Melogno: il forte Centrale, forte Tortagna, la batteria di Bricco Merizzo e gli appostamenti alla Madonna della Neve.
Se per molte costruzioni un’opera di recupero conservativo resterà inevitabilmente nel libro dei sogni, rimane la possibilità di scoprire le fortezze ancora integre seguendo i percorsi escursionistici – quasi tutti segnalati e mantenuti – che le collegano. La visita delle aree delle fortificazioni e, dove è possibile, l’esplorazione del loro interno, che si presenta, talvolta, come è rimasto dopo l’abbandono e gli inevitabili saccheggi, sono esperienze di grande bellezza. E viene quasi il sospetto che questi monumenti siano più affascinanti nella loro lenta e silenziosa decandenza che trasformati in alberghi o musei.