Non è tanto l’eccezionalità del gesto sportivo che mi ha affascinato ma la naturalezza e la seraficità dei suoi attori. Come se tutto fosse avvenuto casualmente. Li ho incontrati a Macugnaga e se non fosse per l’abbronzatura nessuno direbbe che questi tre giovani il 10 aprile hanno portato a compimento una sciata che non si può proprio definire consueta.
Hanno cominciato a scendere dai 4452 metri della Zumstein alle 11n.00 e alle 13.00 erano a quota Pecetto, 3090 metri di dislivello sulla parete Est del Monte Rosa. Per Fabio Jacchini, l’estroso e irriducibile maestro di sci e istruttore di guide alpine di Macugnaga non era certamente la prima volta, quindi potrebbe non fare notizia, anche se questa è la sua prima performance dopo il complicato intervento alle vertebre cervicali di qualche mese fa. Ma per i suoi due compagni, Fulvio Pirazzi e Stefano Riga, si, dalla parete sono scesi con la tecnica del telemark, e se scendere con gli sci è un’impresa difficile e rischiosa, scendere con il tallone libero è quasi una follia. Certamente non sono gli unici “matti” ad averlo fatto, ma a far parte di quel club elitario, c’è da scommetterci, non sono davvero in molti.
La neve in vetta era quasi polverosa e le condizioni erano ottimali, solo in basso ha cominciato a trasformarsi fino a diventare primaverile. Ho chiesto loro se prima di partire o durante la discesa avessero avuto paura, ma la loro risposta è stata tanto scontata quanto disarmante: “ no, c’era la giusta tensione che ci deve essere quando si sa che oltrepassato un certo limite sei in un punto di non ritorno”.
Parlando con loro non sembra certo che abbiano fatto qualche cosa di eccezionale, anzi sono persino stupiti che gli chieda qualche fotografia per documentare la loro impresa. Nessuno sponsor, nessuna vanagloria, solo il sorriso soddisfatto di chi ha goduto di qualche cosa di eccezionale che non tutti possono provare.