Con un diploma di Ottone IV, del 25 aprile 1210, la val Formazza (Pomat in tedesco) fu infeudata a Guido de Rodis. Probabilmente l’immigrazione tedesco–vallesana ebbe luogo anche qui nel XIII secolo. I primi documenti che trattino la presenza di una comunità di lingua tedesca risalgono tuttavia solo al 1485, quando la valle era assoggettata al duca di Milano. Nel 1410 la Val Formazza venne conquistata dagli Svizzeri, che intendevano così chiudere le naturali comunicazioni tra il Vallese e la Leventina.
Dopo vicissitudini e alterne fortune, la dominazione svizzera nella valle cessò definitivamente nel 1515, in seguito alla sanguinosa battaglia di Marignano; cosa che non dispiacque affatto ai governanti spirituali e temporali del Vallese, se si pensa che i vallesani di Formazza avevano sempre apertamente parteggiato più per i Cantoni confederati che per il Vallese. Gli Svizzeri d’altra parte hanno sempre considerato il fatto che la Formazza appartenga all’Italia come il punto più debole dei confini nazionali. E ancora oggi le fortificazioni elvetiche al Gottardo fronteggiano l’avamposto del confine italiano al passo di San Giacomo.
In valle Formazza la lingua e i costumi tedeschi si sono mantenuti, perché la comunità ha sempre goduto di particolare autonomia nell’amministrazione dei suoi affari locali. Ogni anno la valle riuniva la propria Landsgemeinde a Amsteg, dove si amministrava la giustizia e venivano elette tutte le cariche della comunità. Senza l’approvazione della Landsgemeinde, nessuno straniero poteva diventare cittadino della valle, né acquistarvi immobili. I diritti di proprietà spettanti alle donne non potevano uscire dal comune; cosicchè la dote delle donne maritate fuori dalla valle poteva prevedere il suo usufrutto. Neppure un locatore o un fittavolo poteva recarsi in Formazza senza il consenso dell’intera assemblea della valle. Solo così si spiega come la valle abbia mantenuta intatta fino ad oggi la propria identità etnica.
Infine Bosco, nel Canton Ticino. Eretto in parrocchia nel 1253, se ne conserva ancora nell’archivio del comune l’atto di fondazione. E’ certo non solo che gli abitanti immigrarono qui dalla val Formazza, ma anche che la colonizzazione avvenne nella prima metà del XIII secolo, quasi contemporaneamente alla migrazione dei vallesani in Formazza. Anche a Bosco (oggi conosciuto come Bosco Gurin) si sono mantenuti a lungo singolari privilegi e libertà. Così, per esempio, quando nel 1740 il comune si fece rappresentare a Locarno in una grande lite per il possesso di alpi, i deputati di Bosco vennero eletti non solo da tutti gli uomini atti a votare ma anche dalle donne ( intendendosi tutte le vedove proprietarie).
La fondazione di tutte queste colonie transalpine si riferisce dunque all’epoca in cui fioriva il feudalesimo, quando i signori e i cavalieri trattavano i loro sudditi come animali o merce da trasporto. Le colonie della valle del Lys risalgono a prima del XIII secolo, la maggior parte delle altre alla seconda metà del XIII secolo. Tutte però si spiegano con il groviglio dei legami dinastici fra l’Alto Vallese e i territori di colonizzazione. I luoghi dove s’insediarono i coloni mantennero i vecchi nomi latini degli alpeggi, inalterati o con lievi modificazioni. Soltanto ai singoli casali, o qua e là, alle montagne e ai fiumi, i nuovi abitanti diedero nomi che erano stati loro familiari nella patria d’origine.
Tutte le colonie discendono dall’Alto Vallese; tutte le iniziative di colonizzazione delle valli più alte e in parte ancora disabitate del versante meridionale alpino, hanno la stessa causa: il libero sfruttamento dei pascoli, con il consenso e nell’interesse dei loro signori ecclesiastici o laici.