Simone Moro e Denis Urubko sabato 20 agosto alle 21 al Jardin de l’Ange di Courmayeur per “Storie di Montagna”, rassegna organizzata dal comune di Courmayeur e Grivel, propongono le loro avventure invernali sugli ottomila.
Simone Moro, bergamasco classe 1967, guida alpina e pilota d’elicottero, è uno degli himalaysti più noti a livello internazionale con ben quaranta spedizioni in curriculum. Dopo un inizio con l’arrampicata sportiva, nel ’92 partecipa alla spedizione del Cnr all’Everest. Non raggiunge la vetta, anzi soffre per la quota e viene soccorso proprio da due guide valdostane compagni di spedizione. L'Himalaya diventa però il suo mondo. Nel '96, con Adriano Greco raggiunge la vetta dello Shisha Pangma, in 27 ore tra andata e ritorno al campo base. Lì conosce l'alpinista kazako Anatolij Burkreev: come lui stesso lo definisce, è l'incontro della sua vita.
Burkreev è tra i più forti scalatori d’alta quota, diventato famoso per i soccorsi prestati durante per la tragedia sull'Everest del 1996. Insieme nel 1997 tentano la traversata Lhotse – Everest. A dicembre dello stesso anno, nel tentativo invernale all'Annapurna, sull'inviolata parete Est dell'Annapurna Fang vengono travolti da un'enorme valanga. Di Anatolij Burkreev non resta traccia, mentre Simone Moro si salva per miracolo. Gli occorrono alcuni anni per superare il trauma, fisico e soprattutto psicologico, e in molti lo danno per finito, ma lui a poco a poco risorge. Elabora la tragedia scrivendo “Comete sull'Annapurna” e ritorna a scalare nel Pamir, sulle montagne del compagno scomparso. Lì incontra Denis Urubko, kazako anche lui, nato nel 1973: insieme scalano il Pik Lenin e nel 2000, ritentano la traversata Lhotse – Everest. Per Urubko in quell'occasione arriva “solo” la vetta dell'Everest, ma anche la dimostrazione che è nato per l'altissima quota.
Negli anni successivi le loro strade si dividono, pur mantenendosi sempre in contatto. Simone Moro sale nove Ottomila, tra i quali la prima invernale dello Shisha Pangma nel 2004 e si distingue per un soccorso in altissima quota. L’anno successivo apre una via nuova sul Batokshi Peak (6050m) in Pakistan e nel 2008, con Hervè Barmasse, centra la prima salita del Bekka Brakai Chhok (6940m).
Denis Urubko da parte sua scala i quattordici ottomila, sempre senza ossigeno e con spedizioni ultra leggere, aprendo anche tre vie nuove: nel 2005 sul Broad Peak con Serguey Samoilov, nel 2006 sul Manaslu ancora con Serguey Samoilov, e nel 2009, insieme a Borish Dedeshko, sul Cho Oyu. Con questa via termina la collezione degli ottomila e vince il Piolet d’or. Simone Moro e Denis Urubko nel 2009 ritornano a formare la cordata affiatata del 2000 e affrontano d'inverno il Grande nero, il Makalu, da soli, cercando di essere più veloci possibile e riescono nell’impresa. Due anni dopo si concedono il bis sul Gasherbrum II, questa volta in compagnia dello statunitense Cory Richards.