Due giorni passati nelle proprie tende ad aspettare che la bufera di neve terminasse. Ad oltre 5000 metri di altitudine, sulle pendici dell’Annapurna, massiccio dell’Himalaya. È l’avventura alpinistica che tre ragazzi camuni, hanno vissuto a partire dal 18 ottobre 05 in Nepal. Avventura finita con un lieto fine, ma che ha lasciato per giorni i familiari nell’angoscia, visto che le comunicazioni satellitari con il Nepal erano interrotte e che sul versante opposto della montagna, negli stessi giorni, una slavina aveva ucciso una spedizione di alpinisti francesi. Diociotto vittime, sette francesi e undici guide locali.
Ora Andrea Scalvinoni e Sandro Franzoni di Borno e Paola Scarduelli di Vezza d’Oglio sono rientrati a casa. “Non ci siamo resi conto della preoccupazione e dell’angoscia che hanno vissuto i nostri familiari – spiega Paola Scarduelli. “La tempesta di neve è iniziata la notte del 18 ottobre; per due giorni ha nevicato ininterrottamente. È caduto oltre un metro e sessanta di neve. Ma non abbiamo vissuto una vera e propria emergenza. Abbiamo aspettato che le condizioni meteo migliorassero e poi siamo scesi al campo base, dove si trovava un’altra ventina di alpinisti, provenienti da mezzo mondo”.
La spedizione era stata organizzata attraverso un’agenzia specializzata e i ragazzi camuni, prima di affrontare l’impegnativa scalata, si erano regolarmente tenuti in contatto con le rispettive famiglie in Italia. Quando le condizioni climatiche sono mutate improvvisamente e un’ondata di maltempo ha investito tutte le spedizioni impegnate nelle scalate, sono saltate anche le comunicazioni con i cellulari satellitari. In Valcamonica per alcuni giorni le comunicazioni con il Nepal si sono interrotte. La preoccupazione e l’angoscia hanno perciò assalito le famiglie degli alpinisti.
Nonostante la buona volontà dimostrata da tutti, assodata l’impossibilità di operare direttamente a distanza, i famigliari dei quattro alpinisti hanno allertato l’On Davide Caparini, che si è immediatamente attivato attraverso il ministero degli Esteri, mettendosi in collegamento con Katmandu. Nella capitale del Nepal opera il laboratorio piramide del Cnr, diretto da Agostino Da Polenza, che stava monitorando proprio le condizioni climatiche dell’Annapurna dove erano impegnate numerose spedizioni. Nel breve volgere di una decina di minuti, il parlamentare camuno ha ricevuto notizie rassicuranti sui quattro amici che, superata la bufera al campo-base, erano riusciti a rientrare, lasciando sul posto, sotto oltre due metri di neve fresca, gran parte della loro attrezzatura.
Caparini, che ha poi provveduto ad avvertire i parenti dei ragazzi, tenendosi a loro completa disposizione per eventuali informazioni, è rimasto particolarmente colpito dalle circostanze in cui vengono a trovarsi talvolta le spedizioni alpinistiche all’estero. Il parlamentare della Lega Nord presenterà a breve alla Camera un ordine del giorno nel quale chiederà di regolamentare la sicurezza delle spedizioni internazionali e consentire la tracciabilità satellitare delle stesse e dei viaggi di turismo estremo ed avventuroso.