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Patrimonio mondiale dell’umanità: ora i sacri monti piemontesi e lombardi possono fregiarsi di questo titolo. Il riconoscimento è stato assegnato dall’Unesco. I rappresentanti dei Sacri Monti Nuova Gerusalemme di Varallo Sesia, Santa Maria Assunta di Serralunga di Crea, San Francesco di Orta San Giulio, Beata Vergine di Oropa, SS. Trinità di Ghiffa, Calvario di Domodossola e Belmonte di Valperga Canavese hanno ricevuto il certificato di iscrizione da Francesco Bandarin, Direttore del Centro del Patrimonio mondiale dell’Unesco, a Crea. Alla cerimonia erano presenti numerose autorità: il presidente della regione Piemonte, Enzo Ghigo, il sottosegretario per i beni e le attività culturali Nicola Bono, l’assessore regionale alla Pianificazione e vigilanza dei parchi Ugo Cavallera, il soprintendente regionale del Piemonte per i beni e le attività culturali Pasquale Bruno Malara, il rettore dell’Università del Piemonte orientale Ilario Viano e lo scrittore Sebastiano Vassalli. “Un riconoscimento che riempie di orgoglio”, secondo Enzo Ghigo.

Il piano unitario di gestione garantirà ora il proseguimento delle attività che hanno garantito integrità, autenticità ed originalità ai Sacri Monti e che ne hanno motivato l’inserimento nella lista del patrimonio mondiale: mantenimento e valorizzazione degli aspetti tradizionali, devozionali e di culto; adozione di una gestione unitaria ed organica di tale patrimonio e di politiche comuni di promozione politica, culturale, socio-economica e turistica; sviluppo del Centro studi e di documentazione permanente sui complessi devozionali.



Un po’ di storia…

I Sacri Monti vennero alla luce tra la fine del XV e l’inizio del XVIII secolo. La loro storia nel nord Italia prese origine dal Beato Bernardino Caimi che, di ritorno dalla Terra Santa (alla fine del 1400) volle ricreare “in piccolo” i luoghi della Palestina. QUesto con lo scopo di dare la possibilità – a chi non poteva recarsi in terra Santa – di poter andare in pellegrinaggio in santuari che ricordavano la passione di Cristo. L’artista Gaudenzio Ferrari ebbe l’intuizione di sostituire la di allora “rappresentazione viva” nelle piazze con raffigurazioni artistiche tridimensionali dove il fedele potesse partecipare alla passione di Cristo: questi “teatri montani” nacquero così anche grazie al sostegno di San Carlo Borromeo. Ancora oggi, oltre al significato spirituale questi complessi racchiudono un notevole patrimonio artistico in forma di sculture e affreschi e sono altresì esempio di integrazione degli elementi architettonici coi paesaggi circostanti.







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