Nuovo record di salita e discesa del Gran Paradiso per Nadir Maguet, atleta di scialpinismo del Centro Sportivo Esercito: da Pont di Valsavarenche alla vetta, poco più di 2000 m di dislivello, in parte su ghiacciaio, in due ore, due minuti e 29 centesimi. Ad attenderlo alla Madonnina, martedì 14 luglio, c’era Ettore Champretavy, detentore del precedente record del 1995, per un simbolico passaggio di testimone avvenuto con un sincero abbraccio.
Nadir Maguet è primo caporal maggiore dell’Esercito. Nato a Torgnon in Valtournenche nel 1993, ha cominciato con gli sci da fondo a soli due anni con il papà Roberto, maestro di sci. Ha poi praticato diversi sport a livello agonistico dallo sci di fondo al biathlon alla mountain bike, per trovare la sua strada nello scialpinismo all’età di 15 anni. Dopo le prime gare con lo sci Club Corrado Gex è entrato nella squadra nazionale, riportando vittorie e piazzamenti in gare internazionali negli Juniores e Under 23. Il Centro Sportivo Esercito non se lo è lasciato sfuggire cinque anni fa e da allora sono stati podi e vittorie in Coppa del mondo, ai mondiali dello scorso anno e nel circuito della Grande Course.
” Gran Paradiso – Nadir Maguet, atleta di scialpinismo del Centro Sportivo Esercito ha corso da Pont di Valsavarenche alla vetta, poco più di 2000 m di dislivello, in due ore, due minuti e 29 centesimi “
Strano a dirsi, ma il record del Gran Paradiso è in parte frutto del Corona virus che la scorsa primavera ha portato alla cancellazione delle principali gare di scialpinismo. «Il record su una montagna di casa era un sogno, un’idea nata negli ultimi due anni, ma a fine periodo di gare non si riusciva a concretizzarla. – spiega Nadir Maguet – Quest’anno non ci sono state gare ed era quindi il momento di provarci. La scelta è caduta sul Gran Paradiso, la montagna che ritengo più adatta a me. Speravo di abbassare il record, ma non così tanto, e trovare in vetta Ettore, una persona umile che stimo molto e che è stato prodigo di consigli, è stata la ciliegina sulla torta. Devo ringraziare il Centro Sportivo Esercito per l’assistenza prestata, e i tanti amici che sono venuti a tifare per me o a girare video e scattare foto. Tra gli altri c’era anche Marco Camandona, ancora reduce da un infortunio alla spalla. La sola sua presenza ha fatto molto. Con lui ho un legame molto forte, è un punto di riferimento, perché è lui che mi ha portato a essere l’atleta che sono».
A preconizzare che il record sarebbe stato abbassato di quindici minuti era stato proprio Ettore Champretavy, skyrunner di fama negli anni Novanta, classe 1961. Nel 1995 aveva strappato il record di salita e discesa del Gran Paradiso alla guida alpina e guardaparco Valerio Bertoglio. «Grazie alla preparazione intensiva Nadir ha tenuto il ritmo fino alla fine. – racconta Ettore Champretavy – Al primo passaggio, un terzo del percorso, mi ha dato circa un minuto, poi io avevo mollato un po’ mentre Nadir ha tenuto e in salita in totale mi ha dato 15 minuti». Nel 1995 Ettore Champretavy sul ghiacciaio aveva usato scarpe da giavellotto, cambiandosele sia in salita che in discesa. «Alte fino alla caviglia, con chiodi di due cm erano andate molto bene – aggiunge Ettore Champretavy – Oggi ci sono dei ramponcini leggeri da calzare sulle scarpe, ma non è stato il tempo risparmiato nel cambio scarpe a fare la differenza, è stata la preparazione più intensa».
«Il record sul Gran Paradiso è servito a capire che questi exploit vanno studiati molto bene – gli fa eco Nadir Maguet – Ci va molto tempo per la preparazione e tutto (condizioni fisiche, meteo, terreno), deve essere perfetto. Poi ci vuole un po’ di fortuna. Con me c’era anche il collega del Centro Sportivo Esercito Daniel Antonioli, quarant’anni, che ha completato la prova in due ore, 10 minuti e 32 centesimi. E’ stato un valore aggiunto perché in due si va meglio ed ero più stimolato e concentrato. La discesa era l’incognita maggiore, ma è andata bene».
Nel futuro di Nadir Maguet ci sono altri tentativi di record? «Per ora c’è un futuro da atleta di skialp e ci sono le gare di corsa in estate. Rimane da valutare questo percorso dei record, per ora solo all’inizio. Il Cervino è il sogno dei sogni», conclude il giovane alpino di Torgnon.
Photo credits: Stefano Jeantet