La lingua d'oc è cosí definita perché deriva la sua particella affermativa dal latino hoc est (questo è), mentre il francese la deriva da illud est (quello è) e l'italiano da sic est (cosí è). Tutto questo venne teorizzato nientemeno che da Dante quando decise di utilizzare la particella affermativa delle diverse lingue per classificare le parlate romanze, che poi suddivise nei tre idiomi: lingua d'oc, lingua d'oïl (il francese), lingua del sí (l'italiano).
Per designare l'insieme delle regioni nelle quali si parlava la lingua d'oc, venne coniato nel 1290 il termine Occitania, dove la radice oc era modellata sul modo di parlare dell'Aquitania, terra del celebre "Uomo di Cro-Magnon" e delle grotte di Lascaux dalle splendide incisioni rupestri, sulle rive della Dordogna..
Il territorio occitano si estende a Nord da Bordeaux a Briançon passando per Limoges, Clermont-Ferrand e Valence, invece oltre le Alpi comprende una dozzina di valli sul versante italiano, continua poi sulla costa mediterranea da Mentone fino alla Catalogna, passa sui Pirenei, entra in Spagna nella Val d'Aran, tocca i Paesi Baschi e arriva fino all'Oceano Atlantico. Fa parte di questa cultura anche il comune di Guardia Piemontese in provincia di Cosenza.
A partire dal XIV secolo gli amministratori del Re di Francia presero a chiamare Occitania i feudi meridionali appena conquistati e che sentiva diversi (patria linguae occitanae). Il nome cadde però in disuso e ricomparve solo nel XX secolo. In Italia invece solo alla fine degli anni '60 si prese coscienza di tale appartenenza linguistica e si denominò Valli Occitane il territorio piemontese caratterizzato da questa parlata. Prima di questo periodo la popolazione di lingua d'oc in Italia, non conoscendo il nome della propria lingua, la definiva "patois, a nosto modo, ciapui-ciabal, a nosto maniero …".
Alla storia della cultura occitana contribuirono in maniera importante sia i Romani, che portarono in queste terre, abitate da Celti, Iberi, Liguri e Greci, la propria lingua e la propria cultura, che i Cristiani, gli Ebrei, i Catari, i Valdesi, gli Ugonotti e i Calvinisti. Non si deve poi dimenticare il contributo dei Vandali e degli Alemanni, le conquiste dei civili Visigoti, Franchi e Inglesi, e l’influenza dei Saraceni e dei Crociati.
L'Occitania raramente è stata assoggettata al sistema feudale, le sue città furono organizzate in piccole polis e gli allodi sostituirono i feudi, consentendo così ai suoi abitanti la qualifica di uomini liberi, svincolati dai rapporti vassallo-signore.
È un paese la cui civiltà cosmopolita ha trovato la sua massima espressione nell'arte romanica e nella letteratura dei trovatori.
I simboli di questa civiltà sono:
La Croce
La croce occitana si presenta nei colori giallo e rosso.
La sua origine, cosí come la datazione, è discussa: nel 990 d.C. Guilhem III Taillefer, conte di Tolosa, sposa Emma, figlia ed ereditiera di Roubaud, conte di Provenza che gli porta in dote molte terre e forse anche la croce, simbolo della contea di Venasque divisa tra il casato di Tolosa e quello di Forcalquier.
Attualmente fa parte dello stemma ufficiale di due regioni, Midi-Pyrénées e Languedoc-Roussillon e di molti comuni.
La bandiera
La bandiera porta una grande croce occitana gialla in campo rosso.
Negli anni '70, François Fontan e il P.N.O. (Partito Nazionalista Occitano) proposero l'aggiunta di una stella a 7 punte, in alto (dal lato opposto all'asta).
Questa stella dovrebbe rappresentare l'unità del territorio di lingua occitana comprendente 7 regioni storiche: Guascogna, Guiana, Linguadoca, Limosino, Alvergna, Delfinato e Provenza. La stella a 7 punte è anche il simbolo del felibrige che scelse come patrona Santa Estella.
La bandiera sventola oggi nel territorio di tutta l'Occitania e sul municipio di vari comuni, alcuni anche nelle Valli.
Se Chanta
L'inno del popolo occitano.
Canto d'amore attribuito dalla tradizione a Gaston Phoebus, conte di Foix e visconte del Bearn (morto nel 1381).
Molto popolare in Linguadoca (come Se canta, in quanto sud occitano) fu portata in ogni paese e regione d'Occitania che la fecero propria modificando il testo con qualche variante.
Nelle nostre Valli era già conosciuta nella zona valdese e dai primi anni '70 ebbe una grande diffusione come simbolo di un popolo che vuole ritrovare le proprie radici.