Martedì scorso 18 marzo, presentato ad Aosta, nella saletta del Palazzo regionale, il documento conclusivo del Progetto Interreg IIIB “ClimChAlp: Cambiamenti climatici, impatti e strategie di adattamento nello spazio alpino”. Al progetto hanno partecipato amministrazioni regionali, enti di ricerca, università ed esperti dell’intero arco alpino, dalla Francia alla Slovenia.
Per l’Italia hanno partecipato come partner il Ministero dell’ambiente, l’Assessorato al territorio, ambiente e opere pubbliche della Regione autonoma Valle d’Aosta, l’Arpa del Piemonte ed enti pubblici della Provincia autonoma di Bolzano e della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia.
Dopo la presentazione dell’assessore Albert Cerise, Iris Voyat della Fondazione Montagna Sicura ha illustrato gli aspetti fondamentali del documento conclusivo, approvato il 12 marzo scorso da tutti i partner del progetto a Monaco di Baviera. Come da molto tempo ormai si ripete è la rapidità dell’incremento della temperatura a colpire gli scienziati che studiano i cambiamenti climatici. L’impatto del riscaldamento globale sul microclima delle regioni alpine è molto variabile essendo determinato da esposizione, altitudine, tipologia di terreno e le conseguenze sui rischi naturali da una parte e sulle condizioni economiche dall’altra, possono variare da regione a regione.
Obiettivo principale del progetto ClimChAlp è stato fornire supporto informativo sui cambiamenti climatici e su possibili strategie di adattamento, agli amministratori a livello nazionale e loco-regionale per le loro scelte politiche. In questi anni si sono intensificate le attività di monitoraggio dei pendii, dei ghiacciai e delle zone di permafrost e i dati raccolti grazie ai nuovi media, sono stati condivisi a livello internazionale e tali conoscenze sono state condivise nelle pratiche di gestione dei rischi naturali (frane, smottamenti, alluvioni). L’istituzionalizzazione della rete di cooperazione nelle aree alpine potrebbe favorire un uso ancor più efficiente dei dati disponibili per un ulteriore sviluppo della gestione integrata dei rischi naturali.
Il progetto “ClimChAlp” rappresenta quindi un punto di partenza per la futura attività di cooperazione transnazionale volta sia a favorire uno sviluppo bilanciato e sostenibile dello spazio alpino, sia ad affrontare preventivamente i rischi naturali riducendo i costi privati e pubblici ad essi connessi. Ancora una volta è stata ribadita l’importanza del monitoraggio continuo e dell’omogeneizzazione dei dati disponibili. Data la particolarità della topografia alpina sarebbero infatti necessari modelli e simulazioni a scala ridotta per previsioni maggiormente credibili a livello locale.
Sulla necessità di aumentare la condivisione dei dati è intervenuto infine Peter Graminger dell’Ufficio federale all’Ambiente della Confederazione elvetica, per illustrare la banca dati transfrontaliera “Planalp” sui rischi naturali.