In attesa della 20esima edizione dei Piolets d’Or, in svolgimento dal 21 al 24 marzo tra Courmayeur e Chamonix, un po’ di polemiche arriva a ravvivare l’attenzione sull’evento.
Sui siti Internet e sui blog specializzati, se in molti plaudono alle nomination e all’evento in generale, altri mostrano perplessità, interrogandosi sul significato del premio rilanciato nel 2009, sull’esclusione per esempio della prima invernale al GII di Denis Urubko e Simone Moro, sul criterio di scegliere le salite effettuate su massicci montuosi poco conosciuti e isolati, tagliando fuori di fatto tutte le realizzazioni sulle Alpi e infine mettendo in discussione il premio alla carriera a Robert Paragot che come ascensioni non eguaglia i suoi predecessori, Walter Bonatti, Reinhold Messner e Doug Scott.
Tra gli altri anche Gioachino Gobbi, patron della Grivel, che negli ultimi tempi si è distinta per l’organizzazione di eventi innovativi a Courmayeur, disquisisce sui Piolets d’or: «Dopo tre edizioni e alla vigilia della quarta del nuovo corso mi chiedo quanto la manifestazione interessi ancora il pubblico – afferma Gioachino Gobbi – se la formula adottata sia ancora giusta e se i soldi investiti abbiano un ritorno adeguato alla spesa. Ci sono alcuni punti delicati nell’organizzazione attuale: la mancanza di trasparenza nelle procedure adottate, tanto che il Piolet d’Or è diventato i Piolets d’or al plurale, ingenerando confusione su chi sia il vincitore e facendo dimenticare che non è l’alpinista che viene premiato, ma la realizzazione, indicata come esempio agli altri alpinisti; la concentrazione franco-anglofona a discapito delle realizzazioni degli alpinisti tedeschi e anche italiani, vedi Simone Moro ed Hervé Barmasse. Questa limitazione franco-anglofona ha nel frattempo portato alla nascita di un Piolet d’Or Asia e di un Golden Iceaxe Russo. E’ facile prevedere tra un po’ un analogo premio americano. Infine va fatta notare l’irrilevanza della componente valdostana nelle scelte. I blog dei giovani percepiscono il premio quasi come un’eredità giurassica e infine c’è da chiedersi se i soldi spesi abbiano una ricaduta positiva per Courmayeur. Non si dica che i soldi arrivano dall’Europa perché tutti sappiamo che quei soldi vanno a Bruxelles dall’Italia per poi ritornare “tosati”. E ancora di recente sono stati stanziati altri soldi dalla Regione Valle d’Aosta e speriamo altrettanto dalla Savoia. In due parole: il gioco vale ancora la candela? »