Sabato 11 aprile al palanoir di Courmayeur si è celebrata una grande festa dell’alpinismo con la serata conclusiva della 23esima edizione dei Piolets d’or. Almeno tre generazioni di alpinisti da quelli di un recente passato, come sir Chris Bonington e Doug Scott, le cui gesta sono ancora di attualità, a molti giovani, tra i premiati e tra il pubblico, si sono incontrati e confrontati sulle tendenze attuali dell’alpinismo.
Il Piolets d’Or
La serata, condotta da Kay Rush e aperta dalla musica degli Orage e dei Trouveur valdotène, è iniziata con la consegna dei Piolets d’Or alle tre migliori ascensioni realizzate nel 2014, scelte su una rosa di cinquantotto dalla giuria tecnica composta da nove affermati scalatori provenienti da altrettanti paesi. Così i giurati hanno motivato la loro scelta: «Queste scalate sono il simbolo di uno stile alpino moderno, tecnico e di alto livello. Queste imprese, tutte ambite tra gli scalatori, incarnano i valori di un nuovo modo di fare alpinismo e come tali vengono celebrate». A ricevere il premio sono stati:
gli statunitensi Tommy Caldwell e Alex Honnold (traversata del Fitz Roy in Patagonia)
i russi Aleksander Gukov e Aleksey Lonchinsky (apertura di una via sulla parete sud del Thamserku, in Nepal)
gli sloveni Marko Prezelj, Ales Cesen e Luka Lindic (apertura di una nuova via sul versante nord dell’Hangshu in India).
I russi hanno rivelato che quando hanno lasciato il sentiero principale della valle del Khumbu, affollato di trekkers diretti al campo base dell’Everest, sono stati avvisati che “stavano sbagliando strada”: per l’Everest certo, ma non per la Sud del Thamserku, scelta guardando Google Earth. «Volevamo fare una prima assoluta, volevamo questo Piolet d’Or a tutti i costi», hanno precisato Aleksander Gukov e Aleksey Lonchinsky. La seconda ascensione premiata è stata la traversata del gruppo del Fitz Roy da parte di Tommy Caldwell e Alex Honnold, che non era presente alla serata. Tommy Caldwell ha ringraziato altri due grandi scalatori patagonici, Rolando Garibotti e Colin Haley, che con grande spirito sportivo gli hanno prestato i ramponi giusti, nonostante inseguissero lo stesso sogno. «Il mio primo pensiero quando sono arrivato in fondo? Riposare, eravamo distrutti. Con quella traversata è stato un rapporto lungo, sei anni di tentativi, era l’ora di chiuderlo», ha confessato Tommy Caldwell. Sul palco infine sono saliti gli sloveni, due giovani con il veterano Marko Prezelj, già vincitore di due Piolet d’Or, a testimoniare l’importanza del passaggio di consegne generazionale. «È stata una grande scalata, abbiamo arrampicato fino alle due di notte per arrivare in cima, faceva molto freddo, ma sapevamo che era dura», ha detto Marko Prezelj.
Tutti i premiati del Piolets d’Or 2015
Un altro intermezzo musicale ha preparato il pubblico alla consegna del Piolet d’or alla carriera. «Per me è un premio speciale, ne ho ricevuti tanti durante la mia carriera ma questo mi viene assegnato dagli alpinisti ed è un onore», queste le parole di Sir Chris Bonington, ricevendo il premio dalle mani di Doug Scott, a sua volta Piolet d’or alla carriera nel 2011. Il pubblico in piedi ha applaudito a lungo lo scalatore britannico, autore di memorabili imprese, prima sulle Alpi e poi in Himalaya e formidabile organizzatore e capo spedizione.
Betta Gobbi e sir Chris Bonington
Il giorno prima Betta Gobbi della Grivel lo aveva omaggiato di un’altra piccozza d’oro, quella della Grivel, a riconoscimento della sua etica, dei suoi successi e del grande esempio che ha dato e continua a dare. «Durante tutta la mia vita di alpinista ho sempre usato i prodotti Grivel, perché hanno qualcosa di speciale. Ho visto che ora producete anche delle piccozze molto tecniche, per salire il ghiaccio ….beh credo proprio che sia giunto il momento di provarle…», ha affermato un indomabile (almeno dall’età) sir Chris Bonington.