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Il Parco Nazionale della Val Grande è l’area selvaggia più vasta d’Italia, una wilderness a due passi dalla civiltà. Un territorio, dove la natura sta lentamente recuperando i suoi spazi e incalzano sovrani  boschi senza fine, acque trasparenti e silenzi assordanti. 
La struttura di questo territorio, caratterizzata da  gole profonde nelle quali scorrono torrenti impetuosi e i terrazzi di origine morenica o alluvionale sui quali sono stati costruiti gli alpeggi, che col tempo a volte sono diventati paesi, ne denunciano l’origine preistorica. Anche il tipo di roccia verde o nerastra, molto dura e pesante, che forma i Corni di Nibbio, la Cima Sasso, la Cima della Laurasca, il Pedum e il Proman, le montagne della Val Grande, fa di questa zona un sito di grande interesse geologico. Tra queste montagne infatti, è stata individuata una porzione di crosta continentale profonda, proveniente dalla zona di transizione con il mantello terrestre, chiamata “Zona Ivrea-Verbano”.

Parco Nazionale Val Grande - foto http://lorenzocamocardi.zenfolio.com/

Parco Nazionale Val Grande – foto http://lorenzocamocardi.zenfolio.com/

La pietra, così dominante sull’intera zona, nei secoli, ha creato un indissolubile legame con l’uomo che fin dall’antichità l’ha lavorata e utilizzata come materiale da costruzione, e la recente storia del Parco, a sua volta strettamente legata allo sfruttamento delle Cave di marmo rosa di Candoglia, impiegate fin dalla fine del XIV secolo per la costruzione del Duomo di Milano. Fu appunto dopo che il 24 ottobre del 1387  Gian Galeazzo Visconti  concesse alla Veneranda Fabbrica del Duomo il possesso di tutti i boschi tra Cima Corte Lorenzo e Ompio, che iniziò il disboscamento della Val Grande, a seguito del quale  il legname prelevato venne utilizzato sia in cava, sia a Candoglia, per la costruzione delle chiatte, sia a Milano per le impalcature del Duomo.

Questo santuario dell’ambiente, da frequentare con grande rispetto, è stato istituito il 2 marzo 1992 dal Ministro dell’Ambiente Valdo Spini, si estende nel cuore della provincia del Verbano Cusio Ossola, tra creste dirupate e cime solitarie e da qualche tempo fa parte del Sesia-Val Grande Geopark, la grande area di interesse geologico entrata a far parte della rete mondiale dei geoparchi, patrocinata dall’Unesco. 
Il Parco è distribuito su un territorio di 13 comuni della provincia del Verbano Cusio Ossola, a loro volta ubicati in 4 distinte valli: valle Intrasca,  val Cannobina, vall d’Ossola e val Vigezzo : Aurano, Beura-Cardezza, Caprezzo, Cossogno, Cursolo Orasso, Intragna, Malesco, Miazzina, Premosello Chiovenda, San Bernardino Verbano, Santa Maria Maggiore, Trontano, Vogogna, i cui capoluoghi si trovano tutti all’esterno dei confini del Parco. L’Ente di gestione del Parco, invece, si è insediato ufficialmente  il 16 maggio 1994.

Parco Nazionale Val Grande - foto http://lorenzocamocardi.zenfolio.com/

Parco Nazionale Val Grande – foto http://lorenzocamocardi.zenfolio.com/

Date le sue caratteristiche, il Parco della Val Grande, a differenza di altri pachi nazionali, non è esagerato definirlo selvaggio e impervio, ragione per cui l’Ente Parco, soprattutto a chi non conosce la zona, suggerisce di rivolgersi alle Guide Ufficiali del Parco, le quali, a seconda delle attitudini di ciascuno consiglieranno quali percorsi affrontare fra le diverse tipologie che spaziano dall’avventura assoluta ai “Sentieri Natura del Parco”, che invece si snodano su tragitti facili e privi di grandi difficoltà, lungo i quali sono dislocati pannelli illustrativi, con immagini e brevi testi che raccontano l’ambiente circostante. Un altro modo per vivere a pieno l’atmosfera di questo territorio, sono i bivacchi del Parco, strutture non custodite sempre aperte – ad eccezione del bivacco Pian Vadà, per il quale si possono ritirare le chiavi all’Ente Parco -, dotate di stufa a legna per il riscaldamento e la cottura dei cibi. Naturalmente è necessario portare un sacco a pelo per la notte, cibo e, dove non presente, acqua. Le sorgenti più prossime sono comunque  segnalate nei singoli bivacchi.

Il Parco della Valgrande a seguito dell’abbandono, da parte dell’uomo dopo secoli di sfruttamento, è diventato anche un laboratorio ideale dove approfondire la conoscenza dell’evoluzione naturale della vegetazione e delle comunità animali, tanto che nel tempo sono state scoperte alcune specie di grande interesse, come la presenza del cervo tra i già  numerosi branchi di camosci e caprioli e il promettente incremento di faine,volpi, tassi,donnole e martore, tra i carnivori. Ma è forse tra gli uccelli che si possono apprezzare i risultati maggiori. Nei cieli della Val Grande è normale vedere volare l’aquila reale o il falco pellegrino e, tra le fronde dei suoi fitti boschi, il gallo forcello, il francolino di monte o il gufo reale, oppure  insolite specie di picchi, fra cui il picchio nero e alcuni passeriformi come il luì bianco e l’averla piccola. Altre specie animali che trovano, nelle aree più selvagge del Parco l’habitat adatto sono le vipere, a causa delle quali la Val Grande è temuta e rinomata, mentre nei suoi impetuosi torrenti, numerosi macroinvertebrati – larve di effimere e di tricotteri, costituiscono la dieta ideale per la trota fario e lo scazzone.

Parco Nazionale Val Grande - foto http://lorenzocamocardi.zenfolio.com/

Parco Nazionale Val Grande – foto http://lorenzocamocardi.zenfolio.com/

L’Ente Parco, che oltre a tutelare il patrimonio ambientale e culturale di questa zona, protegge e promuove anche i suoi prodotti tipici, da una decina di anni affida questo compito a una  rassegna gastronomica denominata “I Sentieri del Gusto”, momenti che permettono di assaporare ciò che queste terre producevano fin da quando le irte vallate erano ancora abitate. Qui i maiali erano allevati allo stato brado e d’estate venivano portati sugli alpeggi con un anello al naso affinché grufolando non rovinassero i pascoli. Anche le capre, per almeno otto – nove mesi all’anno erano lasciate libere di pascolare.  Di qui le ragioni per cui tra gli Highlights di quest’area tra Piemonte e Lombardia, c’è un importante tradizione norcina che va dai prosciutti di maiale e di capra, ai salami, alla bresaola di bovino e le mortadelle. Ancora più antica era la tradizione casearia, documentata addirittura prima dell’anno Mille. Tra i prodotti più interessanti c’è l’Ossolano d’Alpe, un formaggio a latte intero e l’Ossolano/Mezzapasta/Spress che invece sono prodotti con latte parzialmente scremato e i formaggi caprini. Altrettanto intriganti, sono  le produzioni di pane che, tra i più antichi, annovera il pane nero di Coimo e il pan dolce. Completano le golosità il miele, i funghi e i frutti di bosco.

 

Plaster effetto “mano gesso” con trattamento anti goccia per la dinamica giacca oversize realizzata in color giallo sole con termonastrature e zip gommate anti-acqua in color grigio a contrasto.

Herno – Plaster effetto “mano gesso” con trattamento anti goccia per la dinamica giacca oversize realizzata in color giallo sole con termonastrature e zip gommate anti-acqua in color grigio a contrasto.

 

l’inconfondibile forma ad A caratterizza la giacca con maniche a 3/4 in cotone spalmato realizzato in brillanti colori primaverili, accessoriata da cappuccio e coulisse regolabili

Herno – l’inconfondibile forma ad A caratterizza la giacca con maniche a 3/4 in cotone spalmato realizzato in brillanti colori primaverili, accessoriata da cappuccio e coulisse regolabili

Fotogallery Parco Nazionale Val Grande

fotografie di Lorenzo Camocardi 

lorenzocamocardi.zenfolio.com

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