Giulia Merlo è una giovane trentina laureata in giurisprudenza che nella sua tesi intitolata “La tutela delle minoranze linguistiche: comparazione tra l’esperienza del Trentino Alto Adige e quella Tedesca”, affronta la questione in modo giuridico, comparando l’ordinamento italiano con quello tedesco. La Merlo, sostiene che con l’attuale normativa c’è il rischio che si possano creare delle condizioni in cui le comunità già riconosciute come quelle dei Ladini dei Mòcheni e dei Cimbri siano più protette rispetto a quelle di recente insediamento.
La differenza tra la legislazione italiana e quella tedesca sta in uno specifico articolo della nostra Costituzione (Art.6) che invece manca nella Carta federale tedesca. Questo presuppone una precisa tutela dei gruppi da parte dello Stato, che invece in Germania viene delegata alle realtà locali.
Mentre in Italia si riconosce la presenza dei gruppi, all’estero sono i singoli cittadini ad essere soggetti a tutela. In altre parole, i tedeschi hanno preferito non riconoscere i gruppi sociali e delegare la tutela alle singole realtà locali interessate alla presenza di minoranze.
Alla domanda: in che modo la normativa trentina potrebbe rappresentare un problema? La dottoressa Merlo ha risposto:“Penso, che la legislazione italiana sia più ordinata ed efficace, ma ritengo anche che l’identificazione dei gruppi potrebbe cagionare qualche tensione a lungo termine. Considerando la libertà di spostamento nei Paesi comunitari, è evidente come si possano creare facilmente delle comunità di immigrati. Queste con il tempo, dovrebbero essere riconosciute quali minoranze a tutti gli effetti. Al momento, invece, le comunità di stranieri ricevono solitamente meno attenzione di quelle storicamente legate al nostro territorio. E la questione potrebbe rappresentare una ragione di attrito con la normativa europea”.