“Salire su una montagna per scendere in se stessi. Riappropriarsi del tempo del silenzio per ritornare alla natura. Per uscire dalla frenesia, dal frastuono provocato dal bombardamento di suoni e immagini vuote. Dall’intrattenimento fine a se stesso che si è sostituito ai contenuti, ai pensieri. Che confonde solo le idee. Quello che oggi dobbiamo promuovere è la cultura della sobrietà, dell’anticonsumismo. Dobbiamo combattere l’avidità del possesso. E’ un momento critico, questo. E anche la natura sta dando segni tangibili di essere un po’ stufa di noi”, la riflessione di Susanna Tamaro a margine della presentazione del suo libro, svoltasi domenica 2 maggio nell'ambito del Trento Festival 2010.
“Pensate a un mondo senza petrolio – le fa eco Mauro Corona – Se un giorno ci trovassimo al buio e al gelo. Si morirebbe di freddo: gli unici problemi sarebbero quelli di mangiare e di scaldarsi. E finalmente riusciremmo a ridare al superfluo il valore che ha. Nullo. Sarebbe una purificazione. Sopravviverebbe solo chi sa usare le mani, chi sa cacciare senza pallottole, chi sa coltivare l’orto. Cambierebbe il concetto di successo: non più chi siede nei consigli di amministrazione ma chi giorno dopo giorno riesce a restare in vita”.
Provocazioni e riflessioni molto attigue quelle di Susanna Tamaro e Mauro Corona, entrambi protagonisti del TrentoFilmfestival seppur da due palcoscenici diversi. Lei parte da “Il grande albero”, il suo ultimo libro pubblicato con Salani. Lui, una delle star della 58esima edizione, chiamato a confrontarsi sul tema “Il sacro e la montagna” con Giuseppe Cederna, presagisce un futuro apocalittico nella visione e per certi versi profetico nel messaggio, quello che affronterà nel suo prossimo libro, il romanzo che uscirà a settembre con Mondadori.
Entrambi arrivano ai bambini. “I bambini oggi non hanno più il tempo di annoiarsi. Ed è la noia che in giovane età stimola la creatività, la fantasia”, dice Tamaro. “Le scuole devono insegnare a coltivare la terra, ad accendere un fuoco. I bambini non sanno lavorare con le mani” accusa Corona che accanto alle nuove tecnologie auspicherebbe un ritorno alla natura più vera.