Ritorna a Courmayeur la manifestazione “L’Esprit de la montagne” organizzata dalla Biblioteca Comunale di Courmayeur e dalla Grivel Mont Blanc. Un programma che comprende oltre agli “enfants du pays” Marco Camandona e Anna Torretta, due “mostri sacri” dell’alpinismo internazionale, i francesi Christophe Profit e Catherine Destivelle, per finire con due giovani speranze dell’arrampicata sportiva e su ghiaccio, Angelika Reiner e Florian Reigler.
Il 25 luglio alle 21, al Jardin de L’Ange di Courmayeur, l’appuntamento è con Marco Camandona, che presenta una proiezione della sua personale esperienza sull’Annapurna.
L’Annapurna I di 8091 metri, fu il primo ottomila ad essere salito, nel 1950, dalla spedizione francese guidata da Maurice Herzog che affrontò la montagna da Nord, lungo una via relativamente facile dal punto di vista tecnico, ma estremamente pericolosa. Gli stessi primi salitori, nella fase di discesa, furono travolti da una slavina e si salvarono miracolosamente, anche se a costo di gravi congelamenti. La pericolosità oggettiva di questo ottomila è ben evidente dalle statistiche: il 41% di alpinisti morti in salita o in discesa, contro il 9,3% dell’Everest, che risulta l’ottomila più scalato.
Marco Camandona è riuscito a raggiungere la vetta solo al terzo tentativo. Ci provò nel 2003 per la difficile parete sud, lungo la via tracciata dagli inglesi Don Whillans e Dougal Haston nel 1970. La spedizione era costituita dai veterani himalaysti Abele Blanc, al secondo tentativo del quattordicesimo ottomila, Adriano Favre e Christian Kuntner, e da un gruppo di giovani guide valdostane: Marco Camandona, Massimo Farina, Alessandro Busca e Corrado Gontier. Fu una dura rinuncia dettata in parte dalla prudenza (nel penultimo tentativo gli alpinisti erano rimasti a corto di materiale e di corde da posizionare per garantirsi il ritorno) e in parte dal brutto tempo, ma «è stata la spedizione che mi è piaciuta di più a livello alpinistico», afferma Camandona. Nell’aprile 2005 l’Annapurna fu tentato da Nord, lungo la via classica dei francesi. Ancora una rinuncia e questa volta a ben più caro prezzo: un seracco distaccatosi tra i campi 2 e 3 provocò la morte di Kuntner e il ferimento di Abele Blanc e Marco Barmasse. Marco Camandona che si trovava un po’ più in alto dei tre compagni, assistette impotente alla tragedia. "Ho fatto una sola proiezione su quella spedizione, nel 2005 a Arvier, per buttar fuori tutto il dolore che avevo dentro e spiegare le motivazioni delle scelte e decisioni di noi alpinisti, per far capire che non siamo “kamikaze”, ma persone che ritornano a fare il loro lavoro con intelligenza e passione. È stato difficile superare il dolore, come lo è adesso che rivivo gli avvenimenti, montando la proiezione".
Camandona è andato avanti ed è ritornato all’Annapurna nell’autunno 2006, ancora da Nord, ma con l’idea di salire per una variante, a sinistra della via classica dei francesi. Anche questa volta sull’Annapurna incombe la tragedia e Abele Blanc è costretto a rientrare per la morte del figlio, ma Camandona continua. "Questa volta si è trattato più di impegno psicologico che tecnico e fisico, ma non ho mollato perché Abele non voleva che tornassi indietro e per centrare l’obiettivo dopo anni di lavoro". Il ricordo di Christian Kuntner, alla cui memoria è stata dedicata la vetta, e il rammarico per l’assenza di Abele Blanc rimarranno indissolubilmente legati a questa sofferta ascensione.