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Il mondo dell'alpinismo è scosso per la perdita di uno dei suoi più illustri e forti rappresentanti, il tedesco Kurt Albert. Gli è stata fatale una caduta, domenica 26 settembre, lungo la via ferrata “Höhenglückstein” , nella località di Hirschbach, in Germania. Nonostante i soccorsi immediati, l'alpinista è spirato in ospedale martedì 28 settembre 2010 per le gravi ferite riportate.

Nato il 28 gennaio 1954 a Norimberga, la sua carriera alpinistica si era aperta in tenera età e a soli 17 anni aveva già risolto un grande problema: la Nord dell'Eiger. Pioniere del free climbing, aveva scritto il suo nome sulle montagne dell'intero pianeta, dall'isola di Baffin alle Alpi, dal Venezuela alla Patagonia, sino alla Groenlandia e alla penisola Antartica.

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Tra le infinite vie aperte, affrontate in libera e ripetute, se ne possono ricordare alcune:

– 1987, ascensione in libera della "Cima Grande", Dolomiti;
– 1988, apertura della via "Yugoslav route" (7a+), sulla Torre senza nome, Karakorum;
– 1990, apertura della via "Riders on the Storm" (IX), Paine Central Tower, Patagonia;
– 1995, apertura della via "Royal Flush" (IX), Fitz Roy, Patagonia;
– 2000, apertura della via "Odyssee 2000" (VIII+, 500m), Baffin Island, Kanada;
– 2006, apertura della via "El Purgatorio" (650m/IX), Venzuela;
– 2009, apertura della via "Hotel Guácharo" (7a+/550m), Venezuela.

Kurt Albert si sarebbe recato in Italia il prossimo 7 novembre, per confrontarsi e camminare con il pubblico dell IMS, International Mountain Summit di Bressanone (Bz).

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Foto: Baffin Island – © G.Heidorn – foto archivio www.kurt-albert.de

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