La montagna è amica della salute anche per i seniores? Sembrerebbe di sì almeno dai risultati preliminari di una ricerca denominata proprio MAS (Montagna Amica della Salute) portata avanti dal Cai Lombardia, presidente Renata Viviani, con i gruppi seniores del Cai Lombardia e alcuni ricercatori dell’Università dell’Insubria di Varese.
Ne ha parlato in anteprima a Trento Roberto Serafin, a corollario del suo intervento durante il convegno “Rinascita in quota dopo tumori e trapianti” dello scorso 24 aprile.
Nell’ambito del progetto Interreg VETTA, partendo dal concetto che frequentare la montagna è ben più di un esercizio ginnico – sportivo, di una prestazione fisica e può rappresentare un’importante opportunità ludica, formativa e relazionale, il Cai Lombardia ha diretto le sue azioni promozionali a favore della montagna rivolgendosi sia ai ragazzi, sia ai seniores. Riguardo ai seniores il progetto si è sdoppiato in una parte volta a delineare il profilo degli escursionisti seniores, e un’altra volta a verificare gli effetti della montagna su un gruppo ristretto di soci seniores, confrontato con un gruppo analogo per età di persone sane, ma sedentarie (il progetto MAS).
Hanno compilato i questionari 601 soci seniores, il 63% maschi e il 37 % femmine, di età compresa tra i 50 e gli 86 anni, con il 50% dei soggetti nella fascia di età tra i 62 e i 70 anni. Dai primi dati preliminari risulta che il 32,4% dei soggetti è sovrappeso e il 5% obeso (cioè con indice di massa corporea superiore a 30), mentre meno dell’1% è sottopeso. Il dato appare migliore di quello della popolazione generale, in cui per analoghe fasce di età i sovrappeso sono intorno al 40% e gli obesi tra il 10 e il 15%.
Il 54% delle persone che hanno risposto al questionario ha dichiarato di essere portatore di una o più patologie. Le malattie più frequentemente dichiarate sono quelle dell’apparato cardio – circolatorio (46,7%) con l’ipertensione al primo posto, del sistema endocrino e metabolico (18%), dell’apparato genito-urinario (8.4%), del sistema muscolo-scheletrico (6,5%), dell’apparato digerente (5,6%) e dell’apparato respiratorio (4%). La malattia neoplastica è riferita solo dall’1,2% dei soggetti.
Un buon livello di attività fisica e un’alimentazione sana e corretta, secondo l’organizzazione mondiale della Sanità, riducono il rischio di ipertensione, coronaropatie, ictus, diabete, tumori del colon e della mammella (sia primari sia secondari), depressione e rischio di cadute, migliorano la salute ossea e muscolo scheletrica e la funzionalità complessiva dell’organismo, oltre a mantenere un buon controllo dell’indice di massa corporea. L’escursionismo in montagna, oltre ad aumentare l’attività fisica con beneficio per tutte le patologie preesistenti riferite, agisce anche come fattore motivazionale (aumento dell’autostima, attraverso l’autoefficacia e l’autorealizzazione) e di aggregazione sociale «E' ragionevole ritenere che l'escursionismo in montagna possegga tutte le caratteristiche necessarie per supportare programmi orientati alla promozione della salute psicofisica e alla prevenzione – concludono i ricercatori – l'argomento merita la massima attenzione sia dal punto di vista della ricerca medica applicata che della progettazione strategica di programmi innovativi per i movimenti e le associazioni che si occupano dell'argomento. Anche in questo senso, con la realizzazione del Progetto V.E.T.T.A. il CAI Lombardia si è posto in un ambito estremamente innovativo e con grandi potenzialità di sviluppo e di ricaduta sociale.».