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Ci aspettavamo il peggio, ma alla fine la situazione si è dimostrata meno grave del previsto. Questo in sintesi il giudizio degli espositori e dei visitatori di Ispo Winter 2012. Occorre premettere che il mercato mostra facce differenti a seconda di chi lo osserva. Da un lato l’Europa a nord delle Alpi, dall’altro quella a sud. Situazione pressoché stabile nel primo caso (qualche flessione nei numeri, contenuta e del tutto prevista), rischio di tracollo nel secondo (crollo dei fatturati, chiusura di punti vendita, insoluti).

Di certo, in Italia, la situazione è seria e molti parlano di un’inevitabile normalizzazione del mercato, un assestamento che in taluni comparti, come quello dello sci (soprattutto l’abbigliamento), porterà alla scomparsa di marchi e, soprattutto, di negozi. La “tempesta perfetta”, si è sentito dire, scatenata da tre fattori primari: crisi economica, crisi politica, crisi climatica. Nessuno di questi fattori è sotto il controllo dei players del settore e, di conseguenza, vi è una certa propensione alla deresponsabilizzazione, ad assumere come alibi i macro eventi, evitando di guardare in faccia gli errori, le sottovalutazioni compiute nel passato e tuttora in atto. Alle “tre crisi” citate, aggiungerei un quarto fattore, questa volta endogeno, che si chiama “difetto di pianificazione”. La scarsa capacità di guardare lontano, oltre le fluttuazioni stagionali del mercato, è infatti ciò che accumuna nell’ultimo decennio produzione, distribuzione e vendita. I costruttori hanno continuato a sfornare attrezzature convinti che i mercati emergenti avrebbero in qualche modo assorbito le eccedenze, ma così non è stato. I distributori, pressati a monte dai produttori, hanno prestato esagerato ascolto ai dati di sell-in chiudendo gli occhi ai segnali di difficoltà che l’ultimo settore, il retail, ormai lancia da diversi anni.

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Quando l’albero sarà scosso, e non sarà tra molto, saranno proprio i negozianti a cadere. Resisteranno i più professionali, gli specializzati, i fornitori di servizi oltre ai prodotti. Per tutti gli altri non ci sarà più spazio. La fiera, da questo punto di vista, si è dimostrata ancor più che in passato una cartina al tornasole, tracciando un solco netto tra chi ha scelto di essere presente, nonostante i costi, per aggiornarsi e interpretare le tendenze di mercato e chi invece ha deciso di restare tra le quattro mura del negozio, a presidiare un territorio sempre più ristretto e scarno.

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