Presentato K2-70, la prima spedizione femminile italiana e pakistana sul K2, progetto del Club alpino italiano, patrocinato dal Ministero del Turismo e dal Ministero degli Esteri, per celebrare il 70° anniversario della spedizione del 1954, guidata da Ardito Desio, che prima al mondo raggiunse la vetta del gigante del Karakorum.
Settant’anni dopo l’ascensione italiana al K2 – che nel 1954 divenne per tutti “la montagna degli italiani” – il Cai si prepara andando oltre la dimensione della pura impresa sportiva: 9 donne – quattro atlete italiane, quattro pakistane e una dottoressa – a giugno partiranno per la seconda vetta più alta della terra pronte a lasciare una traccia nello sport italiano, ma anche un’impronta a livello sociale e umano. CAI K270 – Il gruppo con le 8 alpiniste
Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Anna Torretta, Cristina Piolini, Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar, Samana Rahim, la dott.ssa Lorenza Pratali: sono state le protagoniste della giornata di presentazione del progetto organizzato da Cai con EvK2CNR, associazione che si occupa di ricerca scientifica e tecnologica in alta e altissima quota.
La conferenza stampa si è svolta alla presenza del Presidente Generale del Cai, Antonio Montani, Agostino Da Polenza – alpinista e Presidente di EvK2CNR – un rappresentante del consolato pakistano, Ahmad Waleed, il Ministro del Turismo Daniela Santanché e il direttore di Rai Documentari Fabrizio Zappi. In sala è stato letto il messaggio di saluto del Sottosegretario del Ministero degli Esteri Maria Tripodi. A coordinare Luca Castaldini giornalista della Gazzetta dello Sport.
Antonio Montani, Presidente CAI
«Il Club Alpino Italiano dopo cinquant’anni torna ad organizzare una spedizione alpinistica e lo fa guardando non solo alla prestazione, ma anche all’impatto sociale e scientifico – afferma il Presidente Montani – L’occasione del 70° dalla prima ascensione ci consente di investire ancora sulla pratica alpinistica che è la vera anima del CAI».
Lungo lo Sperone degli Abruzzi, seguendo la via aperta dalla spedizione guidata da Ardito Desio, la salita delle atlete non rappresenta soltanto un’impresa alpinistica, ma soprattutto un’opportunità di formazione, ricerca e promozione di valori culturali e sociali. Ogni componente del team porta con sé una storia di determinazione, conquiste e dedizione all’alpinismo prendendo parte a un’impresa che sottolinea una volta di più che le donne possono fare qualsiasi cosa.
Foto storica della spedizione sul K2 dell’anno 1954
Una consapevolezza che accomuna tutte le atlete protagoniste di questa spedizione, come testimoniano le loro parole. Sono donne, sportive, ma soprattutto sono persone che porteranno un po’ della loro anima al Karakorum. Di una cosa sono tutte sicure: che non si tratterà solo di un’impresa sportiva ma di un’esperienza condivisa che potrà creare dei legami forti, un connubio di sfide, gioie e difficoltà che lasceranno un segno nella personalità di ciascuna di loro. L’obiettivo è raccontare il punto di vista femminile nel contesto di una spedizione himalayana che vede scalare insieme alpiniste che provengono da mondi e culture differenti. A coordinare le alpiniste, sarà Agostino Da Polenza, professionista di grandissima esperienza e profondo conoscitore di quelle montagne. Il progetto partirà con delle giornate di training sul Monte Bianco (15-18 marzo) dove le alpiniste si prepareranno per affrontare il K2.
A seguire le giornate all’Eurac Research di Bolzano (20-24 marzo), centro di ricerca d’eccellenza nel campo della medicina di montagna dove le atlete si sottoporranno a delle prove medico-scientifiche per valutare l’impatto e che il loro organismo subirà durante l’ascensione.
Il gruppo di alpinisti della storica spedizione italiana sul K2 del 1954
La partenza per il Pakistan è prevista per il 15 giugno, con arrivo al campo base il 29 giugno, dove cominceranno le attività alpinistiche e l’acclimatamento, per poi tentare la vetta nella seconda metà di luglio.
Il progetto K2-70 sarà anche oggetto di un documentario in collaborazione con Rai, “Sulle orme del K2”, che vuole celebrare il 70° anniversario dell’ascensione del 1954 attraverso il racconto della spedizione femminile di quest’anno.
Nato da un’idea di Massimiliano Ossini e Gian Luca Gasca, e realizzato in collaborazione con Rai Documentari, la proposta vede una connessione anche con 70 anni compiuti da Rai quest’anno, come ha spiegato in conferenza stampa Fabrizio Zappi, Direttore di Rai Documentari.
UN PROGETTO FATTO DI SCIENZA E SOLIDARIETÁ
K2-70 si distingue per una progettualità ad ampio respiro, che comprende progetti ambiziosi e di valore, sia per l’Italia che per il Pakistan.
Come il progetto internazionale Ice Memory, organizzato dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle Ricerche e dall’Università Ca’ Foscari Venezia, assieme aEvK2CNR, con il contributo del CAI e il patrocinio Ministero dell’Università e della Ricerca. Ice Memory è supportato inoltre da Environmental Protection Agency del Gilgit-Baltistan e da Fondazione Università Ca’ Foscari Venezia. L’obiettivo è studiare per la prima volta la neve e il ghiaccio in una regione così cruciale per gli equilibri del subcontinente indiano.
Nel solco della cooperazione internazionale Italia-Pakistan, è invece il progetto del Cristina Castagna Center, struttura realizzata da Montagna e Solidarietà APS e con il contributo del Club Alpino Italiano, che ha l’obiettivo di generare un impatto socio-economico per le popolazioni locali e promuovere attraverso corsi di formazione l’avvicinamento delle popolazioni locali alle attività professionali legate all’alpinismo.
Tra le iniziative anche due proposte culturali. Il Museo Nazionale della Montagna di Torinoallestirà una nuova sezione espositiva permanente per raccontare la spedizione del 1954 all’interno dell’area già dedicata all’alpinismo extraeuropeo con inaugurazione prevista il 29 marzo. Una mostra itinerante “Senza posa. Italia K2 di Mario Fantin. Racconto di un’impresa”, curata da Mauro Bartoli, che ripercorre il sogno che Fantin, con le sue riprese, volle far vivere agli spettatori di allora e che la mostra vuole riproporre anche al pubblico di oggi.