Sono il rosso e il giallo della bandiera spagnola i colori dominanti della 14ª Dolomites SkyRace. Provengono infatti dalla penisola iberica sei dei primi quattro nomi che appaiono nella classifica finale maschile, nonché le prime due donne di questa tormentata, per le condizioni meteorologiche, edizione della tappa fassana della World Series. Sul gradino più alto del podio è salito il castigliano Luis Alberto Hernando Alzaga, che ha saputo condurre le danze fin dal primo chilometro, sul secondo l’aragonese Miguel Caballero Ortega e sul terzo il primierotto Michele Tavernaro, secondo lo scorso anno. In campo femminile è stata la ventitrenne catalana Mireia Mirò, astro nascente dello sci-alpinismo mondiale, a dettare legge, inseguita dall’atleta basca Oihana Kortazar e dalla statunitense Brandy Erholtz.
L’attenzione e le preoccupazioni di tutti, tuttavia, fino alle ore 9,40 del mattino, quando lo starter ha dato finalmente il via agli scalpitanti atleti, si erano concentrate sul tempo, fin dalla serata di sabato si era preannunciato pessimo. Nel corso della notte la neve è caduta alle quote più alte e in mattinata la situazione ha cominciato a peggiorare, portando il livello del manto bianco a quota 1.800 metri. Gli organizzatori, che pure avevano previsto quattro varianti al percorso principale, hanno preso tempo e hanno infine deciso a malincuore di modificare radicalmente il tracciato per preservare l’integrità degli atleti. Niente Forcella Pordoi e Piz Boè, dunque, ma un percorso ridisegnato a quote decisamente più basse, benché più lungo di un chilometro (23 invece dei 22 previsti).
A scattare da Piazza Marconi a Canazei sono stati in 609 a fronte di 725 iscritti, un numero importante in relazione al clima che li ha accolti di lì a poco. Lasciato il paese, il serpentone ha cominciato la salita verso Passo Pordoi (a quota 2.300 metri), aggirando Sas Becé, e già dopo il primo strappo la situazione ha cominciato a delinearsi con precisione: Hernando si presenta con qualche metro di vantaggio su Caballero, Larger, Tavernaro, Dapit, Mamleev e Castanyer. Mireia Mirò ha già 20 secondi su Kortazar. Gli atleti imboccano poi un sentiero nel bosco e scendono verso Pian de Schiavaneis (a quota 1.800 metri), dove giungono dopo circa un’ora di fatiche a temperature assai rigide: Hernando dà una ventina di metri al terzetto composto da Caballero, Tavernaro e Mamleev, che non lo perde di vista. All’avvallamento del Lupo Bianco (a quota 1.715) Mamleev ha perso terreno nei confronti dei primi tre, che invece si presentano compatti, anche perché Hernando, nel frattempo, ha accusato alcune cadute. La ridotta altimetria (circa 450 metri in meno di dislivello complessivo) favorisce l’equilibrio, anche se al Passo Sella (a quota 2.218) Hernando ha riconquistato faticosamente una trentina di metri su Caballero, Tavernaro e Castanyer. L’atleta trentino è stretto nella morsa spagnola, ma tiene botta.
Prima del traguardo c’è ancora il tempo per vedere Mamleev recuperare terreno su Castanyer e superarlo. Infangati, ma implacabili, i big volano così verso il traguardo di Piazza Marconi, dove Hernando chiude con il tempo di 1 ora, 50 minuti e 55 secondi, giusto 10 secondi in meno di Caballero, già vincitore della Stava Sky Race, e poco più di un minuto su Michele Tavernaro. Bisogna attendere altri due minuti prima di veder giungere in piazza Mikhail Mamleev, seguito da Castanyer e da Sociates, coppia tutta catalana.
Solo altri due italiani riescono a rimanere nei primi dieci: si tratta del valtellinese Giovanni Tacchini, che si piazza ottavo a nove minuti dal leader, dietro al finlandese Marten Bostroem e davanti al basco Olabarria, nonché del friuliano Fulvio Dapit (terzo un anno fa), decimo a sette minuti da Hernando. Solo quattordicesimo poi uno dei favoriti, il fiemmese Paolo Larger col pettorale numero 1 di vincitore dell’ultima edizione. Purtroppo la variazione del percorso e del dislivello lo ha penalizzato e una forma non delle migliori non gli hanno permesso di esprimersi come sperava.
Senza discussioni il primato di Mireia Mirò fra le ragazze (2 ore 6 minuti e 23 secondi il suo tempo), che ha lasciato a oltre 4 minuti Oihana Kortazar e a 5 e mezzo Brandy Erholtz. Il quarto posto è della russa Zhanna Vokueva, mentre la campionessa del mondo Emanuela Brizio, l’azzurra di Verbania, si è tenuta stretta un quinto posto che la mantiene comunque in vetta alla classifica delle World Series, di cui la Dolomites SkyRace era la terza tappa. Nel circuito maschile Mamleev conserva il primato con 284 punti, davanti a Hernando (278) e Olabarria (218).
Da segnalare l’87° posto di un atleta proveniente dalla Malesia, Sumping Safrey, nazione che si sta aprendo a questo affascinante sport. Una presenza insolita in terra ladina.
Nel corso delle premiazioni è stato poi consegnato il Memorial Diego Perathoner, assegnato all’atleta che ha ottenuto il miglior piazzamento nelle due competizioni ideate dal compianto dirigente fassano: il Sellaronda e la Dolomites SkyRace. Hanno vinto il valtellinese Giovanni Tacchini e la fassana Nadia Scola.