Rifugi alpini di Vallecamonica e provincia di Brescia pronti per l’apertura. La stagione inizierà ufficialmente il fine settimana 18-19 giugno e terminerà il 17-18 settembre, come da regolamento. Mancano ancora due settimane ma è già tutto pronto nei venticinque rifugi della provincia di Brescia – la gran parte dei quali sono in Valle Camonica – per ospitare gli escursionisti che vorranno passare anche quest’anno qualche giorno di vacanza in Montagna. L’ambiente va direttamente dal verde di pascoli e boschi all’azzurro del cielo, quando non dal blu di un bel lago alpino a un luccicante ghiacciaio.
Cosa c’è di meglio? Ma anche i prezzi sono “belliâ€, nel senso che sono altamente competitivi con quelli degli alberghi di fondo valle (se non lo sono dei campeggi). È quanto sostengono, perlomeno, i gestori di rifugi alpini ed escursionistici della Lombardia, riuniti nell’Assorifugi, nel parlare delle loro creature. Creature per essi un po’ costose, costante fonte di preoccupazione finanziaria, ma dalle quali non sanno staccarsi.
La stagione è stata presentata pochi giorni fa ai 1.780 metri del passo del Mortirolo, dov’è situato il rifugio Antonioli, di fronte al laghetto verde nel quale si specchiano gli altrettanto verdi riflessi dei larici e degli ontani che lo fronteggiano. Presenti numerosi rifugisti, tra i quali ha preso la parola Gino Baccanelli, presidente di Assorifugi, gli assessori provinciali Riccardo Minini (Turismo) e Corrado Scolari (Protezione civile), entrambi camuni, e altre autorità amministrative. L’obiettivo comune emerso è quello di far rivivere la Montagna, sviluppando turismo, ricettività , lavoro e sensibilità ambientale.
“I rifugisti – ha ricordato Minini – hanno un compito fondamentale in questo senso: dare garanzie e certezze ai visitatori, soprattutto a quelli meno esperti e meno in confidenza con la Montagnaâ€. Scolari ha aggiunto che, lungi dal descrivere la Montagna come luogo difficile e pericoloso, non bisogna però trascurare di informare i visitatori sui rischi che potrebbero correre soprattutto se agissero incautamente.
I rifugisti, dal canto loro, soddisfatti da tanti attestati di stima (ad essere sinceri, ricercati tenacemente da anni con una insistita azione di pressing nei confronti delle istituzioni), non hanno tuttavia mancato di sottolineare le difficoltà che incontrano ogni giorno nel loro mestiere, che poi quasi sempre non è l’unico, in quanto li occupa soltanto parte dell’anno.
“È un lavoro oneroso e costoso – ha detto Baccanelli – che molti di noi vorrebbero non fosse soltanto l’hobby di due mesi, ma tenesse impegnati anche in altri periodi o per un numero maggiore di fine settimana. Le strutture vanno adeguate alle normative, rese più accoglienti, isolate termicamente, dotate di fonti energetiche per riscaldamento, illuminazione e forza motrice – ha ricordato Baccanelli – altrimenti, nonostante prezzi più bassi, non possono competere con le altreâ€.
Dei rifugisti e dei rifugi
«Tra i pochi “professionisti” rimasti in Montagna ce n’è uno molto importante» recita il diploma del rifugista che fa bella mostra nei rifugi alpini. «Elettricista, idraulico, falegname, muratore: sono alcune delle competenze richieste a chi gestisce un rifugio» prosegue il certificato. Un mestiere impegnativo, che occupa chi lo svolge su diversi fronti, dall’attenzione al cliente alla conoscenza della normativa. Durante la presentazione della stagione, i rappresentanti camuni dell’Assorifugi lombarda hanno ricordato i problemi che incontra chi svolge questo mestiere.
“I prezzi per il pubblico – ha detto Gino Baccanelli – sono contenuti, attestandosi su una trentina di euro per una mezza pensione (cena, pernottamento e prima colazione)â€. Di contro, sono alti quelli che devono sostenere per gli affitti: si va dai 3 ai 25mila euro l’anno, con la maggior parte dei rifugi che si attesta sui 7-8mila. I visitatori sono relativamente pochi (6-7mila nel 2004) e i pernottamenti in netto calo (dal 1992 a oggi un meno 30%, sostiene Baccanelli, nonostante il rilevamento delle presenze non sia preciso, poiché non tutti lo fanno). I rifugisti auspicano che il legislatore promuova normative che tengano conto del particolare ambiente e delle diverse condizioni implicite nell’ubicazione dei rifugi; in Lombardia, a differenza del Trentino, non c’è ancora una normativa di riferimento.
Ciò detto, è stato ricordato l’impegno delle istituzioni nell’aiuto alla realizzazione di materiale informativo, non ultimo la tovaglietta da tavola con le informazioni sui rifugi e l’annuale cartina “Girarifugiâ€.
Info:
www.rifugi.lombardia.it