7 persone hanno perso la vita sulle Alpi e Prealpi italiane nel corso dell'ultimo fine settimana. Un bilancio pesantissimo: due snowboarder sono morti nell'area di Livigno (SO), uno sciatore è deceduto nel comprensorio di Marilleva, in Valle di Sole (TN) e quattro giovani a San Colombano di Collio (BS) mentre compivano un'escursione a bordo di motoslitte.
Dopo le abbondanti nevicate di venerdì 11 e sabato 12 gennaio, in molti non hanno resistito e si sono avventurati in discese o escursioni fuori pista, nonostante l'elevato livello di pericolo. La neve caduta la scorsa settimana, in molte aree delle Alpi, ha ricoperto con un manto umido e abbondante pendici spoglie e quindi si presentava particolarmente instabile e non aderente ai versanti.
Certo la fatalità gioca sempre un ruolo in casi come questi – i giovani morti in provincia di Brescia stavano percorrendo una strada di montagna – ma in tali circostanze, con pieno rispetto delle vittime e senza voler effettuare un processo alle intenzioni, serve ribadire messaggi di sensibilizzazione e prevenzione, chiari e espliciti, perchè vi sono delle regole fondamentali da rispettare.
In particolare, dopo una fitta nevicata – l'ultima verificatasi sul versante meridionale delle Alpi, secondo Meteo Svizzera, ha rappresentato un fenomeno che per accumuli rilevati nell'arco di 24 ore si ripete ogni 7 anni circa – occorre attendere alcuni giorni, osservando i cambiamenti delle condizioni atmosferiche e della temperatura: non bisogna avere fretta e uscire solo quando la neve si è assestata.
Inoltre, prima di decidere se intraprendere un'escursione, bisogna sempre confrontarsi con le guide alpine locali, consultare i bollettini meteorologici e nivologici, disponibili anche on line (www.aineva.it). Fondamentale è portare con sè Arva, sonda e pala, per farsi localizzare se si rimane intrappolati sotto la valanga e poter effettuare le prime ricerche di altri compagni dispersi.
Il bilancio di questo fine settimana è troppo pesante e deve far riflettere, singoli e collettività.