Dorca è uno splendido villaggio della Valsesia, adagiato su un soleggiato pianoro a 1.269 m di quota.
Per arrivarci bisogna risalire la Val Sermenza (o Val Pitta, come si diceva una volta), fino a Rimasco, piccolo comune che si specchia nel suo lago. Da qui la valle si divide; siamo alla confluenza del torrente Sermenza con l’Egua, che bisogna risalire, in direzione Carcoforo, fino alla località “Sotto il Montù”.
Inizia qui la bella mulattiera per Dorca, che nel primo tratto attraversa un bosco di faggio. Dopo la radura, il sentiero si trasforma in una lunga scalinata in pietra, un susseguirsi di gradini che paiono incalzarci per farci arrivare il prima possibile. L’impronta dell’uomo su questi territori è armoniosa ma al contempo stupefacente. Il sentiero si innalza sempre di più per poi addolcirsi di colpo dopo aver attraversato il bosco di abeti bianchi: si apre ai nostri occhi il pianoro di Dorca.
Questo villaggio sorge ad anfiteatro al centro dell’alpe, ed è stato uno dei primi luoghi della valle ad essere abitato in modo stanziale: una targa ricorda l’anno 1276.
Già proprietà della Mensa vescovile di Novara, l’alpeggio fu concesso ad una famiglia di Varallo (VC). Le testimonianze dei contatti con le popolazioni walser sono ancora vive all’interno del paese, con un edificio sospeso su pilastri in legno, con gli incastri dei tronchi a block-bau e i lobbiali. Su una colonna di una casa appare il disegno del “Sole delle Alpi”, antico simbolo solare spesso utilizzato dai popoli alpini.
La mulattiera in pietra fu progettata all’inizio del Novecento da geom. Pietro Antonietti di Fervento, per facilitare l’accesso all’abitato. E’ una vera e propria opera d’arte che risale la parete rocciosa con pendenza costante, tratti sopraelevati, sfruttando cenge ed anfratti.
Particolare è anche l’acqua di Dorca, analizzata nel 1939 dall’Istituto di Chimica della Regia Università di Pavia, che ne rilevò proprietà paragonabili a quella dell’acqua di Fiuggi.