Numerosi scienziati e ricercatori, suffragati da serie statistiche di dati, capaci di spingersi a ritroso nel tempo per migliaia di anni, sostengono che il clima della terra si stia surriscaldando. In particolare, l'IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change (Pannello Intergovernativo sul Cambiamento Climatico delle nazioni Unite), sottolinea una causa antropica alla base del global warming.
Ma non tutti la pensano allo stesso modo e molti osservatori sostengono la tesi opposta. Tra di loro anche alcuni scienziati del Centro di Ricerca delle Scienze e dello Spazio, che da tempo cercano di porre l'attenzione sul raffreddamento globale legato alla fase di minimo dell'attività solare che stiamo vivendo e che proseguirà nel corso dei prossimi anni. In concreto, quando sulla superficie del sole diminuisce la concentrazione di macchie solari – e in particolare quando queste ultime scendono sotto il numero di 50 – il clima della terra si modifica, entrando in una prolungata fase fredda.
Proprio come avvenne circa 200 anni fa, fra il 1793 e il 1830, durante il mino solare cosiddetto di "Dalton". Il globo attraversò un periodo di freddo estremo, che provocò seri problemi alle colture, con conseguenti carestie. Ricordiamo però che a quei tempi la popolazione mondiale era di circa 1 miliardo di persone, contro gli 8 attuali.
Molti altri astrofisici, già nel 2005, paventavano senza mezzi termini una possibile nuova piccola era glaciale; stiamo parlando di Livingston e Penn, che pubblicarono lo studio “Sunspots may vanish by 2015”.
Coloro che frequentano le montagne dell'arco alpino e che vivono sulle Alpi, nel corso degli utlimi decenni hanno potuto assistere a profonde modificazioni nel paesaggio montano, vale a dire ad un perenne ritiro dei ghiacciai, a inverni caldi e a fenomeni alluvionali e/o meteorologici dalle conseguenze talvolta devastanti. Tutte queste persone, in qualità di semplici osservatori, possono cogliere però anche i fenomeni opposti, come l'inverno interminabile che stiamo attualmente vivendo, con neve e gelo continuo alle quote appena superiori ai 2000 metri di quota (anche a maggio inoltrato).
Sarebbe superficiale e ingenuo trarre conclusioni affrettate, lanciando campagne mediatiche allarmistiche, o denigrando e attaccando i sostenitori del surriscaldamento planetario e il loro lavoro di carattere scientifico. A noi comuni montanari non resta che osservare con attenzione quel che accade nell'ambiente che ci circonda, con un orecchio sempre rivolto ai pareri espressi dalla comunità scientifica internazionale.