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In Valle Soana non è propriamente una novità: è comparso già qualche anno fa, fortunatamente limitando la sua azione a poche e circoscritte aree, almeno per ora. Stiamo parlando del Bostrico, un parassita che appartiene alla famiglia dei coleotteri – il suo nome scientifico è Ips typographus – che si nutre del legno, trovando particolarmente gustoso, almeno a vederne gli effetti, quello dell’abete rosso.

II Bostrico depone le uova fino a tre volte a stagione. Alla schiusura si presenta allo stato di larva ma dopo circa soli due mesi, passando per uno stato intermedio, i coleotteri sono in grado di muoversi, andando a colonizzare gli alberi vicini.

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Il problema nasce dal fatto che, cibandosi del legno, il Bostrico finisce con lo scavare una fittissima rete di gallerie subito sotto la corteccia, impedendo in questo modo il naturale trasporto dell’acqua e delle sostanze nutritive dalla radice alle foglie comportando, alla fine, la morte della pianta.

In stagioni calde e poco piovose come questa estate 2009 il fenomeno si acuisce perché in mancanza di acqua i tronchi dell’abete possono non riuscire a produrre una quantità di resina tale da poter garantire un’efficace risposta naturale contro gli attacchi del parassita.
Uno dei modi per limitare il fenomeno è, come intuibile, il taglio selettivo delle piante “attaccate”, anche se spesso può non essere assolutamente agevole intervenire.

In Valle Soana per contrastare il fenomeno si sono anche installati degli appositi contenitori – nella fattispecie delle trappole feromoni specifici – che in una stagione possono catturare anche oltre 5.000 esemplari di Bostrico e che vengono sostituiti ogni anno.

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Nella gallery fotografica di Stéphanie Grindatto, gli effetti del  Bostrico

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