È il borgo di montagna che t’immagini: accovacciato sotto le volte delle Alpi, piccolo e raccolto, i tetti in losa a scaldarsi al sole. Di qui in avanti la montagna si fa vera, aspra: annuncia l’imponente sagoma del Monviso, il “re di pietra”.
Ma il cuore di Chianale è caldo: piccole case strette le une alle altre, la via acciottolata che risuona di rari passi. Regna un silenzio pieno d’attesa, pronto a esplodere nello spettacolo della natura: il fragore d’acqua irruente sul piccolo ponte sospeso sul Varaita e il mormorio della rigogliosa distesa del bosco dell’Alevè.
Dopo Chianale è montagna selvaggia e poi Francia: terra di confine per eccellenza, luogo ideale per il passaggio di idee e culture. Non a caso sull’asse centrale del borgo sorgono, l’uno di fronte all’altro, l’antico Tempio Calvinista – individuato in una casa di origine medievale – e la chiesa cristiana. Per buona parte del Seicento, fino alla vigilia della revoca dell'Editto di Nantes, Chianale fu l'unico centro della valle in cui fosse consentita la libertà di culto.
Spettacolo della natura è il Bosco dell’Alevè, il più esteso bosco di pino cembro delle Alpi – il termine Alevé è una parola in lingua d'oc che significa appunto bosco di cembri: circa 825 ettari sulle pendici del Monviso, di origine antichissima tanto da essere già noto agli antichi Romani.
Cultura e tradizione si ritrovano anche sulla tavola: qui i protagonisti sono le “ravioles” gnocchi di patate e toma dalla forma allungata, condite con burro fuso. In passato considerate il piatto “ricco” e preparato solo per le nozze o in occasioni particolari, oggi osno il prodotto tradizionale della Valle Varaita, celebrato ogni anno in estate nel corso de “I sapori dell’Alevè”.
Chianale, piccolo borgo di montagna, è tra i sette “Borghi più belli d’Italia” piemontesi, oggi riunito nel circuito delle “Gemme del Piemonte”, insieme a Vogogna (VB), Orta (NO), Candelo (BI), Mombaldone (AT), Neive (CN) e Volpedo (AL).
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Foto: Archivio Gemme del Piemonte – foto Michele de Vita