Cent’anni fa, il 12 giugno 1907, i fratelli Alexis e Henry Brocherel, guide alpine di Courmayeur, guidavano Tom Longstaff in vetta al Trisul, montagna di 7120 metri, nell’Himalaya indiano.
La montagna a tre punte, creduta il grande tridente di Shiva, dai cui ghiacci nasce il Rishi, uno degli affluenti del Gange, era di difficile accesso. La giungla impenetrabile nascondeva il passaggio per attraversare la gola del Rishi e risalire le morene del ghiacciaio. Questa fu la prima difficile impresa della spedizione, nata per celebrare il cinquantenario della fondazione dell’Alpine Club.
Dal campo base, il 7 giugno, in nove erano riusciti a risalire il ghiacciaio fino oltre seimila metri di quota, sferzati da un vento gelido che penetrava i loro abiti di tweed. La notte fu terribile: il vento che continuò incessante sbatteva i teli delle tende così rumorosamente da rendere impossibile il sonno, già difficile a quella quota. Al mattino il vento non era ancora cessato e gli alpinisti erano bloccati. Per di più la guida svizzera di Mumm, Moritz Inderbinnen era afflitto da un terribile mal di testa e tre Gurkha soffrivano tremendamente il freddo: in un attimo di tregua furono rimandati indietro al “Campo dei Ginepri”, circa duemila metri più in basso. Poi ricominciò la tormenta con mulinelli di neve dentro le tende, e la seconda notte fu peggiore della precedente. Al mattino i cinque uomini rimasti smontarono le tende e nel freddo pungente scesero anch’essi al campo base per riposare. Arnold Mumm diede forfait per una dissenteria acuta.
Il giorno 11 rimanevano in quattro per l’ultimo tentativo. Erano il medico e alpinista inglese Thomas George Longstaff, ideatore e anima della spedizione, le due forti guide di Courmayeur Alexis e Henry Brocherel, e il Gurkha Karbir. Stabilirono l’ultimo campo a 5318 metri di quota. Il 12 giugno alle 5,30, dopo un’ora e mezza di preparativi, le mani bloccate dal freddo pungente, partirono. Guidava la comitiva Alexis, seguito da Karbir e Henry e per ultimo Longstaff, che faticò non poco, tanto da accettare l’offerta di aiuto di Henry, "senza il minimo scrupolo" come egli stesso affermò nel resoconto della salita. Alexis guidò la cordata concedendo solo piccole pause per riprendere fiato. Le montagne intorno, ad eccezione del Nanda Devi, a mano a mano diventavano più basse di loro. Improvvisamente il pendio terminò e Alexis, girandosi indietro gridò: "la vetta!". Tom Longstaff poteva dirsi soddisfatto: era stato stabilito un primato di altezza che sarebbe durato per ventitre anni. Henry piantò una piccola bandiera fatta di tela da tenda, che aveva nascosto nel sacco, sicuro del successo.
Nel racconto dell’ascensione, Longstaff attribuì il merito dell’impresa soprattutto alla due guide valdostane: Alexis aveva guidato la cordata per dieci ore, in salita, ed era riuscito a far scendere i compagni per più di duemila metri in sole tre ore, una velocità notevole per quei tempi. "Come possono gli alpinisti ancora meravigliarsi della mia inclinazione verso le guide?– scrisse – Delle guide sono andate in vetta due su tre, dei dilettanti uno su tre, dei Gurkha, uno su nove!".
Alexis aveva allora 33 anni ed era nel pieno delle forze. Alto e robusto, nonostante un incidente occorsogli nel ’98 mentre scendeva la seraccata del Dente del Gigante, nel 1903 fu promosso guida e si affermò in fretta come figura di primo piano nella Società di Courmayeur. Nel 1905 Longstaff lo ingaggiò, con il fratello cadetto Henry, per la sua prima campagna esplorativa nell’Himalaya indiano. In quell’occasione effettuarono un tentativo al Nanda Devi e al Gurla Mandata. Nel 1909 fu al seguito del duca degli Abruzzi nella spedizione al K2. Prima di contrarre una pleurite post traumatica per la caduta in un crepaccio, aveva intuito la possibilità di salire per la cresta sud sud est, chiamata poi Sperone Abruzzi. Al 1910 risale l’ultima spedizione in Garwhal con Charles Meade, durante la quale fu effettuato un tentativo al Kamet. Nel 1915 aprì ancora una via sulla parete nord ovest alla Pointe de Pré de Bar. Si spense a Courmayeur nel 1927.