Alla fine ce l’ha fatta. Markus Bendler è riuscito a dominare la salita indomabile, affrontando con successo quegli ostacoli che nessuno prima di lui era riuscito a superare. L’austriaco, già vincitore dell’edizione 2009 dell'Ice Master World Cup e trionfatore della prima tappa della Coppa del mondo a Kirov (Russia), ha letteralmente domato la prova di difficoltà, riuscendo lui solo a giungere in fondo (in 9 minuti e 49”) al tecnicissimo percorso di 35 metri (con l’arrivo posto a 27 metri d’altezza) sotto lo sguardo incredulo della tanta gente che affollava la piana di Pracul.
Il tracciato era molto impegnativo e pieno di insidie. Oltre alla lunghezza, che metteva a dura prova i muscoli e i tendini degli atleti, uno era in particolare il passaggio che ha messo più in difficoltà i ghiacciatori; “le zollette” di zucchero, ossia due blocchi cilindrici di ghiaccio appesi a delle catene, attraverso i quali i climbers dovevano transitare orizzontalmente da una parte all’altra della struttura. Un tratto che è risultato fatale a molti, tranne Bendler, il coreano Park Hee Yong, che si è fermato a pochi metri dal top classificandosi secondo e l’elvetico Patrik Aufdenblatter, terzo.
Alle loro spalle, tutti praticamente a pari punti (essendo “scivolati” sulle famose zollette), si sono classificati Maxim Tomilov (Russia), l’esperto Yevgen Kryvosheytsev (Ucraina), i russi Stanislav Lobzov e Sergey Tarasov e, in ottava posizione, staccato di un soffio Valentyn Sypavin (Ucraina).
Tra le donne l’ha spuntata invece Chloe Graftiaux. La belga ha sorpreso tutte le avversarie nella finale della Coppa del mondo di difficoltà dell’Ice Master di Daone, con una salita praticamente perfetta che ha lasciato la russa Ludmilla Badalyan staccata di oltre 20 secondi alla piazza d’onore. Più indietro la francese Stephanie Maureau, autrice di un’ottima gara con pregevoli passaggi tecnici, che ha dovuto arrendersi a pochi metri dalla vetta dello spettacolare percorso, forse il più duro di tutte le edizioni di Ice Master, con i suoi 27 metri di altezza.
Il tracciato, disegnato dallo stratega Attilio Munari, presentava diversi passaggi difficili e molto impegnativi; di fatto la selezione è stata fortissima, con due sole atlete sulle otto finaliste capaci di giungere fino all’attacco blu, che segnava la fine della gara.