Tutti vincitori per la “festa dell’alpinismo” dei Piolets d’or 2013. Un premio è infatti andato a tutti i nominati. Così si è conclusa venerdì sera 5 aprile al Palanoir di Courmayeur la kermesse alpinistica che il giorno precedente aveva celebrato a Chamonix Kurt Diemberger, Piolet d’or alla carriera.
Il tanto atteso verdetto è arrivato al termine di una emozionante serata a base di musica – con il folk-rock dei L'Orage – e montagna, condotta da Kay Rush. Quelle nominate sono di fatto realizzazioni importanti ed è indubbio che la scelta fosse difficile. La decisione di non scegliere è stata più facile, ma l’essere entrati nella rosa dei nominati già in passato è stato di per sé un prestigioso riconoscimento.
Sicuramente di altissimo livello si è rivelata l’ascensione della Cresta Mazeno al Nanga Parbat, nell’Himalaya del Pakistan, effettuata in diciotto giorni dai veterani britannici Sandy Allan e Rick Allen, 56 e 57 anni rispettivamente. Per arrivare in vetta al Nanga Parbat hanno scalato otto cime di oltre 7.000 metri, risolvendo uno degli ultimi “problemi” himalayani. La loro foto all’arrivo al campo base racconta da sola lo stress psicofisico patito. Forse non allo stesso livello, ma pur sempre di grande impegno, è stata la nuova via di duemila metri di sviluppo aperta sulla parete sud-ovest del Kamet (7.756 m), in India, da Sébastien Bohin, Didier Jourdain, Sébastien Moatti e Sébastien Ratel del Péloton Haute Montagne della Gendarmerie francese, in soli cinque giorni, in stile alpino. Dopo due bivacchi a 7.500 metri il team militare ha raggiunto la vetta, scendendo il giorno successivo per l’inviolata parete sud. Se è vero che le squadre militari privilegiano la sicurezza del gruppo all’esplorazione e alla ricerca, questa realizzazione supera anche una barriera psicologica. Sempre in India si è svolta un’altra ascensione nominata, quella sullo Shiva (6.142 m), montagna a est del Kishtwar, effettuata salendo dalla cresta nord-est, chiamata “Prua di Shiva” per la forma caratteristica, e scendendo dalla cresta sud.
I britannici Mick Fowler e Paul Ramsden, già premiati nel 2003 con il Piolet d’Or, hanno completato la traversata in nove giorni tra andata e ritorno dal campo base. Una delle poche salite dell’Ogre è stata quella degli americani Kyle Dempster, Hayden Kennedy e Josh Wharton che sono riusciti a vincere il versante sud della montagna pakistana, chiamata anche Baintha Brakk (7.285 m), una delle più celebrate al mondo. Dopo l’ascensione lungo l’inviolata cresta sud-est, passando dai versanti sud-est e sud, la discesa è stata resa difficile dalle cattive condizioni fisiche di Wharton. Altrettanto impegnativa è stata l’ascensione di duemila metri dello sperone nord-est della Muztagh Tower (7.284 m), nel Karakorum pakistano, effettuata dai russi Dmitry Golovchenko, Alexander Lange e Sergey Nilov in stile alpino. Portandosi dietro molte scorte di cibo e rifornimenti, sono riusciti a resistere al prolungato maltempo e, rimanendo in parete, hanno raggiunto la vetta dopo diciassette giorni. A causa del maltempo sono poi stati costretti a pianificare la discesa dal versante nord. Un’ascensione agognata, essendo stata l’obiettivo di almeno sette spedizioni in passato, è stata la prima dei 2.200 metri del pilone sud del Kyashar (6.770 m) in Nepal. I nipponici Tatsuya Aoki, Yasuhiro Hanatani e Hiroyoshi Manome hanno impiegato sei giorni per salire quella elegante linea, realizzando il secondo itinerario conosciuto sulla montagna.
La motivazione della giuria, presieduta dal britannico Stephen Venables e costituita dallo sloveno Silvo Karo, dal giapponese Katsutaka Yokoyama e dall’austriaca Gerlinde Kalterbrunner, così recita: "Il 2012 è stato un anno eccezionale per il numero di salite innovative che per il loro stile incarnano i valori dei Piolets d'Or. Per arrivare a selezionare le sei ascensioni nominate, tutte di altissimo livello, la giuria ha dovuto fare un grande lavoro. Che si tratti di una nuova via su un '6.000', di una lunga cresta su un '8.000', della conquista di una famosa e mitica montagna o di una scoperta remota, tutte e sei le ascensioni nominate hanno un fattore in comune: sono andate oltre la cima, si sono impegnate in una discesa diversa ed ogni salita a suo modo ha dovuto affrontare delle difficoltà molto elevate"
A Kurt Diemberger, austriaco classe 1932 e bolognese di adozione, unico alpinista vivente ad aver scalato in prima assoluta due Ottomila, è stato consegnato il Piolet d'or alla carriera-Premio Walter Bonatti. Questa la motivazione: "E' il testimone di un alpinismo puro, che trae la sua forza dall'amore per la montagna, l'esplorazione e la natura. Grande alpinista, scrittore e cineasta ha saputo coniugare questa sua irrinunciabile passione con un'innata e poetica capacità di comunicare lo spirito delle montagne e degli uomini che la amano. Le sue grandi imprese, come le prime salite di due '8.000', il Broad Peak e il Dhaulagiri, le sue innumerevoli salite sulle Alpi e sulle montagne di tutto il mondo, il suo battersi per la salvaguardia dell'ambiente, sono l'esempio di un percorso che non si è mai arrestato. Segno di una ricerca continua e di una saggezza che, attraverso le vette più alte, l'ha accompagnato nel suo cammino di uomo". Succede nell'albo d'oro allo stesso Bonatti, e a Reinhold Messner, Doug Scott e Robert Paragot.
Infine, la giuria ha attribuito una menzione speciale a due "importanti ascensioni" compiute sulla parete sud-est del Cerro Torre, in Patagonia: quella del team composto dallo statunitense Hayden Kennedy e dal canadese Jason Kruk, che hanno risalito la parete e tolto un gran numero delle protezioni piazzate da Cesare Maestri nel 1970 (la famosa "Via del compressore") e quella degli austriaci David Lama e Peter Ortner, che hanno compiuto pochi giorni dopo la prima ascensione in libera dell'itinerario. Motivazione: "La via artificiale alterò la conformazione di questa montagna così spettacolare e selvaggia. Nel gennaio 2012 Kennedy e Kruk hanno compiuto un primo passo per restituire alla montagna la sua fisionomia originale. Qualche giorno più tardi Lama e Ortner hanno effettuato la prima salita in libera compiendo un'impresa ancor più notevole".
“Stacchi il primo spit chi è senza peccato” verrebbe da dire, ma forse basterebbe pensare che l’alpinismo è un’attività dinamica, in divenire e in continua evoluzione, in cui le barriere fisiche e psicologiche di insuperabilità sono state a poco a poco superate, grazie a tecnica, materiali, allenamento specifico e prove ripetute, senza rinnegare il passato (come la menzione speciale sembra invitare a fare), prima di poterne fare a meno.