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Una serata all’insegna dell’alpinismo al limite delle possibilità quella che sabato 29 marzo ha premiato con il Piolet d’Or ex aequo lo svizzero Ueli Steck e i canadesi Ian Welsted e Raphael Slawinsky.

Ueli Steck ha ricevuto l'ambito riconoscimento per l'apertura di una via nuova, molto difficile e in solitaria, sulla parete sud dell'Annapurna (8.091 metri), completandola nel tempo record di 28 ore dal campo base avanzato e ritorno, raggiungendo la vetta di notte. La motivazione della giuria così recita: «Dopo avere raggiunto la crepacciata terminale, uno dei membri del team ha dovuto prendere atto che il suo compagno di cordata considerava troppo alto il rischio. Decidendo di salire la parete in solitaria si è sottoposto alla massima esposizione. Malgrado non sapesse che cosa lo aspettava sopra i 6.500 metri, è riuscito a portare a termine la via non completata da Pierre Béghin e Jean-Christophe Lafaille nel 1992. La prima ascensione di questa parete, in solitaria, in uno stile alpino caratterizzato da grande rapidità, sembra aver aperto una nuova dimensione della scalata ad alta quota». Nonostante fosse stato messo in dubbio il reale completamento della via per la mancanza di foto di vetta, alla fine ha prevalso la fiducia nelle affermazioni dell’alpinista. Ueli Steck, classe 1976, svizzero, è diventato famoso per i record di velocità sulle grandi pareti nord delle Alpi (Eiger, Cervino, e Grandes Jorasses e due settimane fa le tre Nord di Lavaredo). Nel 2009 aveva già vinto il Piolet d’Or per una nuova via sul Tengkampoche (Nepal). In carriera ha anche all’attivo numerose salite himalayane tra cui quelle al Gasherbrum II, Makalu, Shisha Pangma, Cho Oyu ed Everest.

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I canadesi Ian Welsted e Raphael Slawinsky sono stati premiati per la prima salita assoluta del K6 (cresta ovest), vetta del Karakorum pakistano, che in passato era stata tentata più volte da alpinisti del calibro di Steve House e Marko Prezelj entrambi premiati in passato con il Piolet d’Or. La motivazione della giuria spiega: «Il team ha dovuto affrontare una salita difficile dal punto di vista tecnico, compreso un tratto chiave di ghiaccio strapiombante. Il quarto giorno il team si è reso conto di non avere alcuna possibilità di proseguire sulla stessa cresta, che si è rivelata un'affilata e liscia lama di granito. Dopo attente riflessioni, ha trovato un’altra soluzione, calandosi fino ad un terrazzino di ghiaccio sul versante sud ed ha risalito il crinale aggirando così la parte impraticabile, per poi arrivare fino alla vetta».
Ian Welsted, 42 anni, canadese, si occupa di sicurezza in montagna ed è un piantatore di alberi professionista. Ha scalato soprattutto nelle Rocky Mountains e ha compiuto la prima assoluta del Khani Basa Sar (Pakistan). Raphael Slawinsky, 47 anni, canadese, docente universitario di fisica, ha compiuto numerose ascensioni nelle Rocky Mountains e in Alaska, tra cui lo sperone Cassin al McKinley.

La giuria di esperti del mondo verticale, presieduta da George Lowe e composta da Erri De Luca, Catherine Destivelle, Denis Urubko, Karin Steinbach e Lim Sung Muk non ha avuto un compito facile nel decidere, ma ha superato l’empasse in cui si era trovata lo scorso anno, quando tutti i nominati erano stati premiati. Anche quest’anno il presidente della giuria George Henry Lowe avrebbe voluto estendere il riconoscimento a tutte le ascensioni entrate nella rosa finale, ma con gli altri giurati è prevalso alla fine un “democratico compromesso”.

Il Piolet d'Or alla carriera è stato invece consegnato a John Roskelley, autore tra gli anni '70 e '80 di grandi ascensioni sul Nanda Devi, sul K2 e sul Makalu (succede nell'albo d'oro a Walter Bonatti, Reinhold Messner, Doug Scott, Robert Paragot e Kurt Diemberger). 

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