Hervé Barmasse, domenica 31 maggio, ha brillantemente presentato la sua prima fatica letteraria, “La montagna dentroâ€, a “Che tempo che faâ€. Con l’aiuto di filmati e le domande di Fabio Fazio è riuscito a comunicare al grande pubblico le radici della sua passione per la montagna e per l’alpinismo. Il libro “La montagna dentro†(Laterza, 236 pagine, 18 euro), sugli scaffali delle librerie dalla scorsa settimana, racconta in prima persona le scelte di vita dell’alpinista di Valtournenche.
L’inizio è drammatico e narra in modo incisivo l’incidente con gli sci che a sedici anni gli ha letteralmente cambiato la vita: uno schianto contro un palo di ferro a più di 100 km all’ora e le ginocchia segnate per sempre. Per raccontare come da una promessa dello sci mancata per forza maggiore sia diventato una guida alpina e un alpinista di punta della sua generazione Hervé Barmasse riprende le fila del racconto narrando la sua nascita con inaspettato senso dello humor. «Figlio dell’inverno, sono nato all’ospedale di Aosta il 21 dicembre 1977, il giorno più corto dell’anno. Mamma era solo all’ottavo mese di gravidanza, ma io avevo fretta di vedere il panorama. Mio padre non ha assistito alla nascita. Era in montagna. Mentre mia madre partiva per Aosta scortata dai nonni di Valtournenche, lui saliva a Plateau Rosa con Leo Pession e Innocenzo Menabreaz per tentare la parete ovest del Cervino in prima ascensione invernale.
“Tu fai apposta a partorire prima per non lasciarmi andare in montagnaâ€, aveva detto a mamma la mattina del 21 dicembre, prima di chiederle scusa. Papà , Leo e Nio erano carichi di attrezzature e speranze. Preparavano da tanto tempo la scalata della parete ovest, una brutta bestia, ma anche bellissima, e lui aveva deciso che sarebbe stato più utile in cordata che in una sala parto. Lei non era d’accordo. Non lo è quasi mai…».
La storia di Hervé Barmasse procede raccontando le scelte, l’insegnamento paterno a usare la testa, che in alpinismo conta per il 99% (il fisico solo l’1%), la passione, la fatica, l’emozione delle scalate, soprattutto quelle in solitaria, vissute più come verifica delle proprie capacità che come sfida. «In montagna non si vince e non si perde. Si vive una grande passione. E’ semplice da capire, ma troppo semplice per accorgersene, perché nella nostra società viviamo di complicazioni», scrive nel capitolo undicesimo. Hervé racconta le difficoltà a portare avanti la sua idea di alpinismo, le sue scalate, gli affetti, gli amici, con intramezzi di storia dell’alpinismo, citazioni e considerazioni etiche, politiche e sociali e i lunghi periodi di recupero dopo gli innumerevoli guai fisici che si ripetono nel tempo.
Il libro di Hervé Barmassesi legge tutto d’un fiato, il ritmo è sostenuto, scorrevole, con la musicalità di quegli autori di montagna contemporanei di cui si deve essere nutrito nei periodi d’inattività forzata. Com’è riassunto nel risvolto di copertina: «le sue scalate riportano fedelmente ai principi dell’alpinismo: avventura, esposizione al rischio e ricerca del nuovo, fino a diventare l’alpinista che sul Cervino detiene il primato tra nuove vie, prime ascensioni solitarie e prime invernali. Per questo motivo la sua carriera è paragonabile a quella dei grandi alpinisti del passato».
Per chi non lo conoscesse, Hervé Barmasse viene da una famiglia con una lunga tradizione e passione per la montagna, essendo guide alpine del Cervino da quattro generazioni. Il cognome stesso deriva dalla radice celtica barma che indica masso, roccia. il suo nome è legato a importanti ascensioni realizzate in tutto il mondo; come la via nuova aperta in solitaria sul Cervino, la prima salita della Parete Nord Ovest del Cerro Piergiorgio e la nuova via sul Cerro San Lorenzo in Patagonia, laprima ascensione del Beka Brakay Chhok in Pakistan e altre ancora. Nel 2010, alla sua prima esperienza come regista, produce Linea Continua. Un film che racconta l’apertura di una nuova via sul Cervino, realizzata insieme al padre Marco. Nel 2012 è la volta di Non così lontano, documentario che racconta Exploring the Alp, il progetto che l’ha visto protagonista nel 2011 con l’apertura di tre nuove vie – sul Monte Bianco, sul Monte Rosa e sul Cervino. Entrambi i film hanno vinto importanti riconoscimenti internazionali.