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Hervé Barmasse e la prima solitaria della direttissima alla Sud del Cervino, una via aperta alcuni anni fa dal padre Marco con Walter Cazzanelli e Vittorio De Tuoni.

La giovane guida di Valtournenche, da poco tornata dalla Patagonia dal secondo tentativo al Cerro Piergiorgio, non è nuovo a exploit del genere. Nel 2002 aveva effettuato, sempre sulla stessa parete, la prima solitaria della Casarotto – Grassi.

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Lunedì 16 aprile 2007 il tempo era sereno al Breuil, l’aria limpida, non una nuvola in cielo e il Cervino dominava la valle con tutta la sua imponenza. Diffusasi la notizia, sono state numerose le persone che da Cervinia scrutavano con potenti cannocchiali e binocoli la parte centrale della parete sud, alla ricerca di una figurina che rapida e solitaria la stava scalando, vera formichina al cospetto dell’enorme piramide di roccia.
Barmasse era partito alle 7 da quota 2900, poco sopra il rifugio Oriondé, e qual che ora dopo era ben individuabile mentre attraversava le chiazze di neve sotto la Testa del Leone.  Alle 15,30 era in vetta, circa 1500 metri più in alto, a concludere la sua fatica un po’ in ritardo sulla tabella di marcia che si era prefissato.

"Pensavo da tre anni a questa solitaria" racconta Barmasse "e mi sono deciso in un giorno con condizioni non proprio ideali, visto il gran caldo. Nella parte alta sprofondavo nella neve fin quasi all’inguine e ho impiegato due ore a percorrere un tratto che normalmente richiede 30 – 40 minuti e i rischi di distacchi di pietre erano alti. In inverno sarebbe stato meglio, ma ero via. Per di più la spedizione in Patagonia non è stata di grande utilità per la preparazione perché a bassa quota, e il lavoro qui, sei o sette ore al giorno a insegnare lo spazzaneve sul campetto, non mi ha aiutato, ma sentivo di doverlo fare, ci sono riuscito e sono contento. In questo periodo in cui tutti vanno sulle Nord, ci voleva qualcuno che andasse su una Sud".

La direttissima sulla Sud del Cervino è una via difficile, complicata dal tipo di roccia che si sgretola con facilità. "Cambia molto farla slegato ed è un grosso impegno psicologico quando ti rimane un appiglio in mano o crolla l’appoggio sotto un piede e non sei assicurato. Mi piacerebbe che qualcuno la rifacesse  slegato, per confrontare le difficoltà che nel pilastro centrale sono sicuramente superiori al V. Anche gli ultimi venti metri, dritto sotto la  vetta, non sono banali per la qualità della roccia".

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Alla base della sua decisione anche alcune traversie dello scorso anno: "Lo scorso agosto mi sono fratturato una vertebra e subito dopo ho avuto il terzo intervento al ginocchio. Il Piergiorgio è stato l’inizio della ripresa e la Sud del Cervino in solitaria la prosecuzione. Penso mi serva anche di allenamento per qualcosa di successivo che ho in mente ed è un’ottima preparazione per affrontare vie in solitaria in ambienti diversi". 

testo di Oriana Pecchio
foto di Hervé Barmasse e Patrick Poletto

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