La Valle Cannobina, posta proprio al limitare del confine italo/svizzero, è costellata da diversi paesi tra i quali Gurro. Di probabile origine celtica, il paese pare abbia ospitato le Guardie Scozzesi in rotta dopo la battaglia di Pavia, nel quale si stabilirono definitivamente verso la seconda metà del XVI secolo. Il paese oggigiorno conta solo circa cinquecento abitanti anche perché molti tra i giovani decidono d’abbandonarlo definitivamente. D’altro canto la vita nella valle non è mai stata facile! Tuttavia la gente del luogo non demorde e non vuole arrendersi anche solo all’idea di dover smettere di praticare le proprie tradizioni.
Chi si immerge nel panorama incantevole della Valle Cannobina che madre natura ha creato può ben capirlo! Nulla è più unico e singolare del vivere in questa valle. I lunghi silenzi, interrotti soltanto dal gorgogliare dei flutti del fiume, l’alternanza cromatica delle foglie degli alberi, i giochi di luce ed ombra che accompagnano lo scandire del tempo, la rendono tale. A Gurro la gente non ha dimenticato nè le proprie origini nè il proprio dialetto a tal punto da rivendicarle come essenza stessa della propria esistenza. Visitare Gurro è come tornare indietro nel tempo, fare un balzo nel passato, tuffarsi nel gioioso folklore della gente. Soprattutto le donne hanno da sempre giocato un ruolo importante nella struttura sociale ed economica del paese stesso.
Non è soltanto il loro caratteristico costume tradizionale dai colori sgargianti a renderle inimitabili bensi’ il fatto che proprio loro rappresentano l’anello di congiunzione tra passato e presente, com’è ben documentato nel Museo della Val Cannobina di Gurro. Le anziane raccontano che sin da piccole dovevano partecipare attivamente all’economia familiare. Ricordano di quando si alzavano alle sei del mattino per portare le bestie al pascolo e di ritorno, a seconda delle forze e dell’età si caricavano le spalle, chi con fascine, chi con un semplice ramo da sfrondare e tagliare una volta giunte a casa. Dopo la scuola stendevano l’erba tagliata al sole per farne fieno per l’inverno. C’è ancora chi continua queste tradizioni, chi alleva e chi produce formaggio. Persino in cucina sopravvivono le tradizioni. In diverse famiglie si mangia ancor oggi la “polenta cunscia” e, quando è sera, non si disdegna un buon piatto caldo di “minestra al latte”, cosi’ come vuole la tradizione culinaria locale. Ciò che però rende Gurro oltremodo interessante è rappresentato dalla lavorazione della lana e della canapa.
In particolar modo la lavorazione della canapa, perchè gli abitanti di Gurro, con il passare del tempo, sono rimasti gli unici in tutta la Valle Cannobina a praticarla. Un tempo, infatti, questo tipo di coltivazione coinvolgeva quasi tutti i comuni della Valle mentre ora è prerogativa del solo paese di Gurro che, dopo breve parentesi di tempo, con la prossima primavera tenterà di reintrodurla tra le colture. Significativo è sottolineare il fatto che in tutta la Regione Piemonte siano soltanto due i paesi dove si coltivi la canapa: Gurro e Carmagnola. Coltivare la canapa è oltremodo difficile e faticoso. Da queste parti è soprattutto una scommessa in quanto il terreno agricolo deve essere letteralmete sottratto palmo a palmo alla montagna, con duro lavoro. La semina della canapa avviene nel periodo compreso tra aprile e maggio. Dopo aver arato, concimato e fresato il terreno i semi vengono sparsi sui campi adibiti alla coltivazione e ricoperti con macero di letame, stando attenti alle improvvise gelate che rovinerebbero in modo irreparabile il raccolto. Durante il mese di agosto avviene la raccolta.Una volta recise, le piante vengono messe a macerare all’interno di pozzi per circa otto, dieci giorni. Giunta a macerazione, la canapa viene posta ad essiccare al sole, stigliata, scotolata o battuta più volte, fino ad ottenere le fibre che verranno dapprima pettinate, ed in seguito, filate e tessute. Il prodotto che se ne ricava è rappresentato dalla tela o stoffa che viene utilizzata prevalentemente per produrre biancheria per la casa, indumenti, e le suole dei “pedù”, calzature caratteristiche del costume di Gurro. Dalle tende ai copriletti, dagli asciugamani alle federe, dalle tovaglie ai centrini, i manufatti sono caratterizzati dalla precisione del ricamo, solitamente a punto croce, effettuato in diverse tonalità cromatiche e dalla ricercatezza dei pizzi, veri e propri capolavori, più unici che rari. L’arte del ricamo è tuttavia in uso anche tra alcune giovani che cercano in tutti i modi di tener testa all’ardua eredità lasciata dalle anziane. Da Gurro è poi possibile effettuare passeggiate lungo i sentieri di montagna sino a raggiungere altri paesi della valle quali Falmenta e Cursolo o addirittura spingersi fino alla Valle Vigezzo o in Svizzera, nella tranquillità di una natura ancora incontaminata.