Le fotografie di Alessandro Botteri Balli parlano al ritmo di una voce sussurrata come lo scorrere incessante dell’acqua… Nell’anno internazionale delle acque dolci, questo grande fotografo presenta, fino al 4 maggio, presso il Castelgrande di Bellinzona, il frutto del suo lavoro degli ultimi tre anni: una raccolta fotografica che ritrae tutte le centrali idroelettriche del canton Ticino e dei Grigioni. Cinquecento scatti, suggestivi, che presentano sotto una nuova luce la mastodonticità (spesso) opprimente di centrali e bacini artificiali. La Svizzera è tutto un pullulare di centrali idroelettriche. E in qualche modo questi artifici diventano parte indispensabile del paesaggio. Facilmente si grida alla bruttura, certo: le foto di Botteri Balli invertono questa tendenza. Meraviglia, stupore: giganteschi titani a custodia di masse d’acqua – la vita, la morte della potenza distruttiva dell’elemento – ripresi dall’attento occhio della sua reflex.
Botteri Balli dice che i suoi modelli sono Julius Shulman, Bern e Hilla Becher e Gabriele Basilico, fotografi d’architettura. Botteri Balli si discosta sapientemente dai propri modelli, come del resto tutti coloro che decidono di proporre un discorso personale: ha solcato una via, nuova e sua, capace di impressionare: delizia e spavento. Meglio un’endiadi: spaventosa delizia, se a queste costruzioni diamo una corretta lettura. Si tratta di una mostra d’arte a tutti gli effetti, che porta su pellicola e poi su carta –fruibilità dell’immagine e quant’altro – luoghi in cui, normalmente, “l’accesso è vietato agli estranei ai lavoriâ€. Una mostra tutta da vedere, in cui Botteri Balli, pur essendo oggettivo in quanto fotografo piuttosto che pittore, sdrammatizza la severità di complessi industriali fatta di macchinari e blocchi di cemento, con un’attitudine soggettivista lontana dalle consuetudini della fotografia d’architettura a raccontare il “mondo delle acque costretteâ€. E stupisce.
Orari d’apertura, da lunedì a domenica: 10-18; entrata: 4 franchi.