È l’Everest l’obiettivo della prossima spedizione della Società delle guide di Courmayeur, ma non il solito Everest. Nel prossimo settembre è infatti in programma la prima discesa in sci dal Couloir Hornbein, un ripido canalone di ghiaccio e roccia che solca per tremila metri il versante Nord.
Edmond Joyeusaz, designato capo spedizione, racconta della preparazione: "Non siamo affatto sicuri di riuscire a partire – dichiara Joyeusaz – entro metà giugno ci renderemo conto se avremo raccolto tutti i fondi necessari". Intanto il 16 maggio la Giunta regionale della Valle d’Aosta, ha deliberato la concessione di un contributo massimo di 55mila euro e in percentuale non superiore al 38,57% delle spese ammissibili, che in preventivo risultano pari a 142.584 euro. "Abbiamo un contratto con Rai due per girare un reportage – documentario per il quale è stata ventilata la presenza di Marco Mazzocchi, come giornalista e stiamo lavorando a recuperare gli altri finanziamenti da grosse aziende nazionali".
L’obiettivo alpinistico è quanto mai arduo. Il Couloir Hornbein fu infatti percorso, ma solo nel suo ultimo tratto, da Tom Hornbein e Willie Unsoeld nel 1963, quando effettuarono la prima ascensione della cresta Ovest dell’Everest e la traversata per scendere dal Colle Sud. Di questa spedizione raccontò Hornbein ne “Everest: the West Ridge“, divenuto un classico della letteratura americana di montagna, recentemente tradotto in italiano e pubblicato nella collana I Licheni della Cda&Vivalda. Il couloir fu salito integralmente la prima volta nel 1980 dai giapponesi Takashi Ozaki e Tsuneoh Shigehiro, tanto che è anche conosciuto come Couloir dei Giapponesi. Nel 1986 lo completarono in stile alpino, senza ossigeno né corde fisse, e in sole 42 ore Erhard Loretan e Jean Troillet.
Il couloir si innalza per tremila metri dalla base del ghiacciaio Rongbuck e ha un inclinazione media tra i 45 e i 55 gradi, ma la parte iniziale è molto più ripida (fino a 70 gradi!) e stretta, secondo la relazione resa a ExplorersWeb dello svedese Lars Kronlund che effettuò l’ascensione nel 1991.
Nel 2002 nel tentativo di scenderlo con lo snowboard, vi scomparve Marco Siffredi, il fortissimo snowboarder di Chamonix. "L’errore di Siffredi – spiega Joyeusaz – era stato quello di salire dalla normale dal Colle Nord, da cui non si può vedere bene il Couloir Hornbein. L’anno prima aveva fatto lo stesso per scendere dal Great Couloir, ma era stato guidato dal campo base dalla guida di Chamonix Olivier Besson. La nostra spedizione, composta tutta da guide alpine di Courmayeur, si propone invece di salire in vetta all’Everest proprio dal Couloir Hornbein per poter studiare la discesa da effettuare con gli sci. Saliremo in stile alpino e senza ossigeno e avremo portatori tibetani solo fino al campo base avanzato".
La spedizione della Società Guide di Courmayeur ha anche altre finalità: "Ci tengo molto a sottolineare l'aspetto ecologico – ambientale. Il progetto prevede la pulizia del campo base e il recupero delle corde fisse lasciate sulla parete in decenni di tentativi di scalate. Le guide di Courmayeur vivono di montagna e sono consapevoli delle problematiche relative al sovraffollamento, che creano un impatto negativo sulla natura. In un momento di grande attenzione per l’ambiente, crediamo che il nostro progetto oltre ad essere utile, possa avere anche una grande valenza simbolica. L’Himalaya è ancora uno dei luoghi più remoti del nostro pianeta, e vorremmo che possa conservare i propri ghiacciai integri da immondizie e inquinanti" conclude Joyeusaz.