Ghiacciai valdostani ormai in agonia: secondo l’ultimo aggiornamento del catasto dei ghiacciai, completato nel 2006, (ma che ritrae la situazione del 1999), tra il 1975 ed il 1999 l’estensione delle aree glacializzate si è ridotta di circa 34 km2, cioè del 18%, su una superficie totale di circa 154 km2. Per di più il 75% dei ghiacciai valdostani è di piccole dimensioni, cioè ha un’estensione inferiore a 0,5 km2, ed è quindi maggiormente soggetta agli effetti dei cambiamenti climatici.
Questo uno dei risultati più significativi delle attività di rilevamento condotte nell’ambito della “Cabina di Regia dei Ghiacciai Valdostani”, cui fanno capo la “Fondazione Montagna Sicura” e l’ARPA Valle d’Aosta, presentati lunedì scorso 14 maggio, nell’incontro presieduto dall’Assessore al Territorio, Ambiente e Opere pubbliche, Alberto Cerise.
I dati confermano, ancora una volta, la tendenza ad un ritiro generalizzato dei ghiacciai alpini, collegato ai cambiamenti climatici in atto e il fenomeno, è stato ribadito, non può essere sottovalutato. “I 216 ghiacciai attualmente censiti sul territorio regionale – ha spiegato l’assessore – occupano infatti quasi il 5% della superficie della nostra regione e le loro dinamiche vanno ad incidere in maniera determinante sul territorio, in particolare per quanto riguarda le risorse idriche ed i rischi naturali”.
L’attenzione verso il patrimonio glaciale si concretizza attualmente in tre direzioni: il catasto regionale dei ghiacciai, le campagne di monitoraggio e i bilanci di massa. Le tre azioni sono mirate a definire un quadro completo dello stato attuale e della tendenza evolutiva di questa risorsa.
Il catasto ghiacciai, che a breve sarà disponibile sul sito istituzionale della Regione, è una banca dati contenente informazioni (misure, dati storici, cartografia, immagini fotografiche) di tutti i ghiacciai del territorio regionale.
Le campagne di monitoraggio, effettuate dalla “Fondazione Montagna Sicura” con l’appoggio di un pool di guide alpine appositamente formate, su ghiacciai-campione rappresentativi dei diversi settori orografici e delle diverse condizioni climatiche della regione, hanno misurato l’accumulo nevoso e l’ablazione estiva. A fine luglio 2006, anno caratterizzato da alte temperature proprio tra giugno e luglio, le zone di accumulo erano ovunque fortemente ridotte. L’arretramento della fronte dei ghiacciai, facilmente misurabile in quei ghiacciai dove la fronte è scoperta, è stato anche di 30 – 40 metri.
I bilanci di massa hanno calcolato le perdite effettive di ghiaccio misurate in equivalenti metri cubi di acqua: lo spessore del ghiacciaio del Rutor, per esempio, si è ridotto in certi punti anche di 10 metri in due anni, con una perdita di acqua stimata intorno ai 14 milioni di metri cubi!
Vedi FOTOGRAFIE nel sito della Cabina di Regia dei Ghiacciai Valdostani
I ghiacciai insomma sono denutriti, ridotti all’osso, prossimi al collasso, come altri fenomeni collaterali, laghi e cavità endoglaciali, dimostrano. Che fare? Per ora si osserva attentamente, si registrano dati e si compila il diario clinico; rimane da decidere e soprattutto da provare una qualche terapia, prima che sia troppo tardi.