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Martedì 10 ottobre, presso la terrazza Martini, a Pessione di Chieri, un convegno ha suggellato l’inizio ufficiale del programma di cooperazione e due giorni dopo, a Cogne, i rappresentanti del Governo, dei Ministri e delle istituzioni ambientali nepalesi, insieme con i rappresentanti del Parco Nazionale del Gran Paradiso e delle istituzioni italiane hanno adottato la "Dichiarazione di Cogne", che stabilisce i principi, i criteri e le aree della cooperazione riguardante biodiversità, risorse naturali e culturali, sviluppo sostenibile.

L’Ente Parco Gran Paradiso ha voluto iscrivere questa cooperazione nell’ambito della “Mountain Partnership” della FAO, alleanza volontaria creata al Summit Mondiale per lo sviluppo sostenibile del 2002, con lo scopo di migliorare la vita delle popolazioni di montagna e di proteggere gli ambienti montani nel mondo. Lo scorso anno era avvenuto un primo momento di concreta collaborazione con la “missione” dei guardaparco Valerio Bertoglio e Alberto Rossetto che,recatisi in Nepal per un tentativo di scalata al Cho Oyu, avevano portato ai colleghi nepalesi binocoli e ricetrasmittenti (in disuso in Italia per il cambiamento delle frequenze).

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Il Parco nazionale del Sagarmatha, istituito nel 1976, è costituito da un’area di 1148 kmq, abitata da circa 2500 Sherpa e da un’area “tampone” limitrofa, di 3500 kmq, abitata da circa 3500 persone, sempre di etnia Sherpa, creata nel 2002. Il Parco del Sagarmatha ospita i più estesi ghiacciai himalayani, alcuni “ottomila”, Everest, Lhotse, Cho Oyu, numerose montagne di 7000 e 6000 metri e una fitta rete di sentieri. Nella regione vivono specie a rischio di estinzione, tra le quali il leopardo delle nevi, il cervo muschiato, l’orso nero himalayano e il Goral. I visitatori, attratti dalle bellezze naturali e dalla cultura degli Sherpa, sono passati dai 1. 500 degli anni Settanta, ai circa 20.000 per anno (la punta massima è stata di 26.500 nel 2000), creando problemi di inquinamento e smaltimento dei rifiuti.

Il Parco del Sagarmatha si trova quindi a dover conciliare la conservazione degli ambienti, della biodiversità e del paesaggio con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni locali, facendo i conti con i cambiamenti climatici che interessano la regione al pari dell’intero pianeta. Problemi analoghi a quelli del Parco Nazionale del Gran Paradiso, che in questi anni, come ha ricordato il direttore Michele Ottino, ha già avviato programmi di cooperazione con i parchi della Vanoise e del Monte Avic e con il network alpino delle aree protette, e vari progetti internazionali, fondamentali per il monitoraggio a lungo termine della biodiversità.

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