La giunta regionale valdostana cerca di porre rimedio alla presenza sul proprio territorio degli elettrodotti “ecomostri†presentando un progetto di legge che definisce le competenze regionali in materia. Da anni ormai si propone di seguire l’esempio francese e tedesco di interrare i cavi, non solo per risolvere il danno estetico, ma soprattutto per quello relativo alla salute, per gli effetti cancerogeni delle onde elettromagnetiche.
Le principali linee ad alta tensione in Valle d’Aosta sono:
– 380 kV Totale= 65 km elettrodotto Creys Malville – Rondissone – linea a doppia terna;
– 220 kV Totale= 240 km (vrie linee, tra cui la Valpelline – Chatillon, Col del Nivolet – Villeneuve, Gran S. Bernardo -Avise-Valpelline e la Valpelline – Chatillon – Montjovet – Leynì;
– 132 kV Totale= 230 km varie linee, tra cui valle di Gressoney-Valtournenche e la Covalou – Montestrutto.
In totale si tratta di circa 600 Km di linee ad alta tensione, che sottopongono la Valle a un certo carico elettromagnetico: per lo 0,6% a un valore superiore a 1 microtesla, per l’1% a 0,5 microtesla, per l’1,7% a 0,2 microtesla. Su 74 Comuni 64 sono interessati da linee di alta tensione; in particolare sono state fatte campagne di monitoraggio sui Comuni di Châtillon, Hône e Champdepraz.
Molti di questi “ecomostri†sono ben noti agli escursionisti che frequentano le valli sopra citate. Tra tutte basti citare la bellissima conca di Dondena, adesso parte del Parco Regionale Mont Avic, deturpata dai tralicci del Super Phoenix.
“Questa iniziativa legislativa – ha spiegato l’assessore regionale all’Ambiente Alberto Cerise – si fonda principalmente sull’esigenza di fare ordine rispetto ad un quadro normativo nazionale che appare alquanto disorganico. Il nostro obiettivo è di riqualificare alcune aree che sono ora sottoposte a una pressione insopportabile dovuta alla presenza di elettrodotti, promuovendo programmi che rendano queste strutture maggiormente compatibili con l’ambiente”.
Secondo quanto previsto dall’esecutivo sarà infatti la Regione a definire i tracciati degli elettrodotti con una tensione non superiore a 150 chilovolt e a concertare con il gestore della rete di trasmissione nazionale i percorsi degli impianti con tensione superiore.
Inoltre, all’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente competerà il monitoraggio dell’esposizione della popolazione ai campi elettrici e magnetici generati dagli elettrodotti.
Il testo di legge, che dovrà ora essere approvato dal Consiglio regionale, stabilisce tra l’altro che il gestore nazionale della rete dovrà presentare annualmente alla Regione il programma di sviluppo con un’analisi della compatibilità ambientale su cui il Presidente della Regione esprimerà un parere.