Era stato buon profeta Lionel Terray quando aveva deciso di intitolare “Les conquérants de l'inutile” (I Conquistatori dell’Inutile, collana i Licheni di Vivalda Editori, libro che consiglio a tutti) le sue memorie.
La guida alpina di Chamonix, tra i protagonisti della spedizione francese che ha completato la prima storica salita dell’Annapurna (3 giugno 1950), firmata da Maurice Herzog e Louis Lachenal, amico e compagno di cordata per eccellenza proprio di Terray. Da quel momento, con la salita sugli 8091 metri della cima nepalese, è cominciata la corsa ai 14 Ottomila.
Terray, nel battezzare in maniera così efficace e ineguagliabile quel modo appassionato e intimista di vivere la montagna d’alta quota, più grande delle stesse imprese pionieristiche, non immaginava probabilmente che 60 anni dopo la ricerca di superare i propri limiti in una dimensione sconosciuta, si sarebbe trasformato in una raccolta commerciale di vette come fossero i punti della spesa.
Nella sostanza fa poca differenza se a completare il Grande Slam dell’alpinismo al femminile ci sia riuscita la sudcoreana Oh Eun-sun il 27 aprile (guarda caso) proprio sull’Annapurna piuttosto dell’iberica Edurne Pasaban, che lunedì 17 maggio ha piantato la sua bandiera sullo Shisha Pangma.
Il record, importante per wikipedia e i libri di storia, sul quale peraltro restano i dubbi legati alla scalata di Miss Oh (detta anche Miss Go per l’utilizzo di elicotteri e altri mezzi per spostarsi più rapidamente da una parete all’altra) sul Kangchenjunga dello scorso anno (gli sherpa che l’hanno accompagnata avrebbero confessato di non essere arrivati sopra agli 8586 metri considerati il Tetto del mondo dal 1938 al 1949), non è l’unica cosa che conta. Almeno non per tutti.
Lo stile alpinistico è un autentico spartiacque per modelli come Simone Moro, impegnato in questi giorni ancora una volta sull’Everest, il quale ha raccolto idealmente il testimone di Reinhold Messner, primo uomo ad aver guardato dall’alto tutti gli 8000 ad armi pari e nel rispetto della montagna.
Affrontare l'Himalaya senza portatori, senza bombole d'ossigeno supplementare e con un equipaggiamento leggero, è la filosofia adottata in tutte e 11 le cime da Nives Meroi, che nel 2009 si è chiamata fuori dalla corsa troppo sfrenata ingaggiata da Pasaban e Miss Oh, inno all'alpinismo da consumismo.
L’alpinista bergamasca, falliti i tentativi al Makalu nel 2008 e all’Annapurna e al Kangchenjunga nel 2009, ha preferito rimanere vicina al compagno di vita e di cordata Romano Benet, colpito da problemi di salute.
Lo stile è particolare non da poco, che ridurrebbe da 22 a 10 (considerati anche 3 scalatori contestati) la classifica dei signori himalayani. I re dei 14 Ottomila in stile alpino in ordine cronologico sono:
Reinhold Messner (1970-1986)
Erhard Loretan (Svi, 1982-1995)
Juanito Oiarzabal (1985-1999)
Alberto Inurrategi (Spa, 1991-2002)
Edmond Viesturs (Usa, 1989-2005)
Silvio Mondelli (Ita, 1993-2007)
Ivan Vallejo (Ecu, 1997-2008)
Denis Urubko (Kaz, 2000-2009, compagno di cordata di Simone Moro)
Veikka Gustafsson (Fin, 1994-2009)
João Garcia (Por, 1993-2010)