Lo sport fa bene alla lingua come la lingua fa bene allo sport e l'uno e l'altra fanno bene alla promozione dal territorio. Potrebbe essere questa, quasi in forma di assioma o teorema matematico, la sintesi delle esperienze e delle prospettive illustrate nel corso del convegno internazionale "Lenghis in goal", dedicato al legame tra minoranze linguistiche, sport e territorio, che si è tenuto a Udine lo scorso 2 marzo.
Lo sport può effettivamente giovare alla crescita dello status e del corpus di una lingua minoritaria – e quindi ai diritti della minoranza linguistica – se questa trova spazio al suo interno come lingua, cioè come strumento in grado di comunicare i contenuti tecnici, sociali, economici e ideali della pratica sportiva, si tratti di "sport di base", amatoriale e promozionale, o di "sport di vertice" più o meno professionistico. Ciò è evidente nei casi in cui l'azione di tutela delle minoranze consiste nell'attuazione di iniziative volte a promuoverne e garantirne l'uso sociale in ogni ambito della quotidianità, quindi anche nel settore dello sport. In Galles o nello Stato spagnolo – Paesi Catalani, Paesi Baschi e Galizia – lo sport è uno dei campi della normalizzazione linguistica e i suoi protagonisti possono interpretare un ruolo strategico, come si può osservare aprendo il sito internet del FC Barcellona o di enti e federazioni sportive catalane, basche, galiziane o gallesi.
Ma si può altresì notare che l'assenza o la scarsa presenza delle lingue minoritarie nella comunicazione sportiva rappresentano una cartina di tornasole della loro situazione di minorizzazione. In questo caso lo sport giova alla lingua minorizzata e alla correlata identità linguistica perché, alle condizioni date, si configura come uno spazio di resistenza identitaria. Nello Stato francese il campo di rugby o lo stadio diventano occasione per affermare positivamente la catalanità o l'occitanità (come ricordava nel suo intervento a Udine Michel Barthes di UFOLEP – Languedoc Roussillon, a Perpignan ci si sente catalani giocando a rugby e tifando e a lungo il campo sportivo è stato l'unico spazio in cui questo senso di appartenenza potesse esplicitarsi), mentre nello Stato italiano la lingua e l'identità friulane iniziano a recuperare posizioni in campo, in curva e in tribuna con il crescente numero di club che si danno un nome "furlan" e con l'emergere di praticanti e tifosi che parlano, cantano, scrivono e pensano in friulano, oltre che grazie all'esistenza di media in friulano, come Radio Onde Furlane o il periodico free-press "Il Diari", che si occupano anche di sport usando la lingua propria.
Lo sport giova inoltre a lingue e minoranze anche come strumento di rivendicazione di diritti, valori, garanzie e opportunità, basti pensare alle competizioni internazionali tra rappresentative delle nazionalità oppure a quegli ormai consueti eventi sportivi e mediatici che sono la "Korrika" e il "CorrerLlengua", con cui baschi e catalani attirano l'attenzione sui diritti linguistici e sul sostegno all'uso della lingua propria nelle scuole, ai quali in maniera originale sembra ricollegarsi l'iniziativa "L'Occitània a pè".
In questo modo non è solo lo sport a far bene alle lingue, ma anche le lingue e le identità fanno bene allo sport. La promozione dell'uso e dello sviluppo delle lingue minoritarie, l'affermazione positiva delle diverse identità e il richiamo a diritti fondamentali di cittadinanza e valori universali come il dialogo interculturale, il pluralismo linguistico e il rispetto della diversità aiutano lo sport ad essere "più sport": ad interpretare e a diffondere meglio i propri valori – la lealtà, il rispetto dell'altro, la coscienza di sé, il confronto, la sana competizione, il rapporto con l'ambiente – e ad essere più vicini a praticanti e tifosi, eliminando barriere e pregiudizi linguistici e culturali. Le esperienze maturate dall'associazionismo sportivo "minoritario" degli sloveni in Friuli-Venezia Giulia e degli italiani in Slovenia e Croazia testimoniano in maniera efficace il rapporto biunivoco tra sport e lingua e tra sport e identità. Questa relazione trova conferma se si considera lo sport – in particolare quello "di vertice", dei grandi eventi (campionati e competizioni internazionali), dei professionisti, degli sponsor, dei media – anche come fatto e fattore economico. E' lampante il caso del FC Barcellona, nel contempo potenza sportiva ed economica di dimensioni globale e bandiera della Catalogna, con l'azionariato popolare e l'uso del catalano come prima lingua di comunicazione, ma un ragionamento del genere si può fare anche nei confronti degli eventi sportivi, che sono riconosciuti come un veicolo di promozione economica della comunità territoriale che li ospita e li organizza.
La presenza o meno nella comunicazione ufficiale di iniziative del genere dell'eventuale lingua propria (o delle eventuali lingue proprie), diversa (diverse) da quella dominante a livello statale, oltre a fornire la misura della situazione reale di lingua e diritti linguistici, può rendere più o meno efficace l'azione di promozione del territorio.
Così, per un evento sportivo che si svolge in un territorio multilingue ed è organizzato con lo scopo di far conoscere e rendere attraente, per esempio per i turisti, quel territorio stesso, il fatto che la sua comunicazione e il suo marketing prevedano o meno l'uso delle sue diverse lingue – che sono evidentemente parte del territorio, della sua popolazione, delle loro risorse – rappresenta uno strumento in più (o, in caso contrario, in meno) per far conoscere e quindi promuovere il territorio stesso. Ciò vale non solo verso l'esterno ma anche verso l'interno: l'uso delle eventuali lingue proprie, seppur di minoranza, sia come azione che si inserisce in un più ampio piano di normalizzazione linguistica e di tutela, la cui finalità generale è proprio rendere "normale" la presenza di una certa lingua in una società, sia come termometro circa le condizioni della realtà minoritaria, è nel contempo strumento e testimonianza della reale coesione sociale. Una comunità territoriale che ha più valori da proporre all'esterno e che ha più garanzie al suo interno è più attraente e competitiva. Pertanto sport e lingue, oltre a sostenersi a vicenda, possono insieme far bene alla promozione e allo sviluppo del territorio, a beneficio dei valori sportivi e culturali, dei diritti linguistici e di cittadinanza, delle opportunità sportive, culturali, sociali ed economiche di tutti.
Marco Stolfo