Un climber – pastore trionfa al 18esimo Cervino cinemountain. “Defaid a Dringo” (il pastore che arrampica), film gallese sul giovane arrampicatore Ioan Doyle che lo scorso anno ha deciso di dedicarsi all’allevamento delle pecore, continuando la tradizione di famiglia, è un esempio di come sia possibile mettere d’accordo scalate e cultura materiale di montagna.
Ioan Doyle, gallese, nato e residente vicino a Bethesda, cittadina del Galles nord occidentale, ai confini del parco di Snowdonia, arrampica da sempre ed è considerato uno dei più talentuosi giovani scalatori del Regno Unito. Dal 2014 ha la sua propria fattoria, con la compagna Helen, meritandosi il titolo di “pastore dell’anno”, ma non ha dimenticato l’arrampicata, che occupa tutto il suo tempo libero e gli permette di mantenere un fisico atletico e muscoli d’acciaio. Secondo le motivazioni della giuria, che lo ha premiato con il Grand prix, il regista Alun Hughes è riuscito a catturare con maestria la bellezza del paesaggio e l’affascinante personalità di Ioan Doyle. Il film ha già vinto il Grand prix al festival di Les Diablerets, e riconoscimenti in numerosi altri festival: Graz, Kendal, Torello, Autrans e Vancouver.
Il “premio del Club alpino italiano per il miglior film di alpinismo, avventura e esplorazione” è andato a “Cerro Torre: a snowball’s chance in Hell” ( Cerro Torre: possibilità di successo come trovare neve all’inferno), di Thomas Dirnhofer (Austria, 2013, 103 min), una produzione a grande budget e sponsor commerciale, uscita lo scorso anno al cinema. Il fascino del Cerro Torre e della sua storia, le incredibili doti, il coraggio e la perseveranza di David Lama e del suo partner Peter Ortner, hanno colpito la giuria. David Lama, giovane scalatore austriaco, di padre nepalese, nel gennaio 2012 ha salito in libera la “via del compressore” di Cesare Maestri.
“Ninì”, di Gigi Giustiniani e Raffaele Rezzonico, prodotto da la Fournaise di Jovençan, si è aggiudicato il “premio montagne d’Italia per il miglior film italiano”, riconoscimento, che arriva dopo una genziana d’oro a Trento e la concomitante menzione speciale della giuria del Sestriere film festival. Secondo la motivazione della giuria, «Lavorando con alcuni preziosi 16 mm restaurati, fotografie d’epoca e brani tratti dai diari dei due protagonisti, Gabriele Boccalatte e Ninì Pietrasanta, gli autori sono abilmente riusciti a comporre una fotografia straordinaria dell’alpinismo di allora, ma anche a dipingere i tratti di una toccante storia d’amore».
Il regista di Saint – Pierre Joseph Péaquin ha vinto il “premio film commission Vallée d’Aoste per il miglior film valdostano” con “Sul filo”, documentario sull’opera del Soccorso Alpino Valdostano, seguito nell’attività giornaliera e nelle diverse tipologie di intervento. «L’opera esplora lo sforzo emotivo – in particolare del medico di elisoccorso – nel confrontarsi ogni giorno con i drammi e le tragedie personali degli infortunati», recita la motivazione della giuria.
Il “premio Sony per la miglior fotografia” è andato a “Killer slope” (Pendio assassino) dell’olandese Geertjan Lassche, che indaga la legge dell’autosufficienza e i sentimenti di alcuni scalatori impegnati nell’ascensione del Cho Oyu, dove in precedenti spedizioni sono morti due alpinisti olandesi. «La fotografia del film ci restituisce meravigliose sequenze capaci di catturare sia la straordinaria luminosità delle vette Himalayane, che la realtà umana più meschina, avida e fragile», così motiva il premio la giuria.
Il pubblico ha invece premiato il film “Cervino, la montagna del mondo” di Nicolò Bongiorno, figlio di Mike, storia della Gran Becca tra passato e presente. Due menzioni speciali sono andate a “L’alpinista” di Natale Fabio Mancari e Giacomo Piumatti, ritratto del mitico “Gustin”, alpinista per antonomasia, e ad “Alberi che camminano” di Mattia Colombo, celebrazione della seconda vita del legno e delle foreste del Trentino.