“Chi minaccia il paesaggio” è il titolo di un’intervista rilasciata lo scorso 18 dicembre su “la Repubblica”, dal prof. Mauro Agnoletti, docente del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Forestali presso l’Università di Firenze.
Abbiamo contattato il prof. Agnoletti, per alcune considerazioni a riguardo. E’ importante che una voce autorevole si levi per sensibilizzare sulle dinamiche del paesaggio, spesso visto solamente come una cartolina.
E di paesaggio si parlerà sempre di più nei prossimi anni, visto che la sua tutela è stata inserita nei finanziamenti alle politiche agricole da parte dell’UE.
Tra le minacce che insidiano il paesaggio rurale montano c’è anche il bosco, il cui aumento è avvenuto soprattutto su ex pascoli e coltivi abbandonati. A tal proposito i dati sono inequivocabili: in cento anni la superficie forestale italiana è quasi triplicata e questo dato, sicuramente positivo, va però analizzato attentamente.
Le nostre montagne recano un’impronta umana secolare, che ha profondamente plasmato il territorio, specialmente il bosco.
“I vecchi boscaioli dicono che un tempo il bosco era coltivato come un giardino. L’aumento attuale è stato un processo di rinaturalizzazione spontanea e spesso di banalizzazione paesaggistica” dice Agnoletti.
“Salvaguardare un paesaggio non significa ricercare il più alto grado di naturalità, ma piuttosto di mantenere i rapporti uomo-ambiente, tipici delle identità culturali che il paesaggio rappresenta.
Non è utile avere boschi estesi ma abbandonati!”