Sembrano confortanti i dati dell’ultimo censimento di luglio sugli ungulati del Parco Nazionale del Gran Paradiso il cui servizio scientifico conduce censimenti sulle popolazioni di camosci e stambecchi sin dal 1956.
Negli anni scorsi si era andato progressivamente delineando uno stato di difficoltà della specie Stambecco all’interno del Parco del Gran Paradiso, legata soprattutto all’alta mortalità dei capretti che nascono in numero ridotto e sopravvivono poco (circa il 25% di sopravvivenza contro il 70% di vent’anni fa). L’analisi statistica è basata su dieci zone campione del Parco, pari a circa il 45% dell’intera superficie. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “Ecology” il calo della sopravvivenza è correlato ai cambiamenti climatici e in particolare alla progressiva anticipazione della stagione vegetativa in primavera.
"Il censimento di luglio – spiega Bruno Bassano, responsabile del servizio scientifico del Parco del Gran Paradiso – rileva una lieve controtendenza. Il dato confortante è quello di un buon incremento del numero di capretti neonati, il che fa sperare in maggiori possibilità di sopravvivenza".
Il problema viene studiato sia tramite i censimenti esaustivi e in zona campione, sia con l’osservazione prolungata nel tempo di individui marcati, in particolare nell’area di Levionaz (Valsavarenche), per cercare di evidenziare le cause del declino della popolazione di stambecchi.
Studi sulla sopravvivenza dei piccoli di stambecco dovrebbero essere intrapresi, sempre secondo Bruno Bassano, anche nelle popolazioni che vivono fuori del Parco, se si vogliono intraprendere piani di gestione della specie, che è protetta su tutto il territorio nazionale.
Oriana Pecchio