E’ stato presentato il 20 marzo a Milano, nella sede dell’Amministrazione provinciale, il progetto “Breathing Himalaya: impariamo a respirare”.
Tre sono i punti in cui si articola l’iniziativa: il primo di studio e sostegno della popolazione nepalese, che abita in abitazioni in cui si utilizzano ancora bracieri e focolari senza camino, con conseguente alto inquinamento all’interno delle case (il cosiddetto inquinamento indoor); il secondo di creazione di un percorso educazionale rivolto agli adolescenti italiani, sia per trasmettere conoscenze sulle popolazioni himalayane sia per la prevenzione delle malattie respiratorie; il terzo infine di formazione di medici nepalesi per renderli in grado di continuare autonomamente il progetto scientifico in Nepal. Non meno importante è l’intento di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e della comunità medico-scientifica nei confronti delle problematiche connesse all’inquinamento e alle malattie respiratorie croniche in Italia e nel mondo.
Milano sarà la prima tappa di “Breathing Himalaya” aperto al pubblico a Milano, a Palazzo Isimbardi (corso Monforte 35) dal 1 al 9 aprile con orario continuato dalle 9 alle 18. Accanto a una mostra fotografica per conoscere l’ambiente himalayano e le sue popolazioni, ci saranno la proiezione di un video educazionale e postazioni ipermediali per verificare l’acquisizione delle informazioni con il metodo del “learn and play”. Nella stessa settimana ci saranno alcune conferenze sul rapporto tra inquinamento atmosferico e cuore e polmoni, sulla ricerca scientifica sull’Everest e sugli aspetti antropologici e fotografici del progetto. La mostra e le conferenze saranno replicate in altre città: Livorno, Ferrara e Bergamo (nell’ambito della rassegna Bergamo scienza) sono quelle già programmate. Info su www.breathinghimalaya.org
“Breathing Himalaya” prende origine dal progetto Share – Stations High Altitude for Research on Environment, creato dal comitato Ev–K2-Cnr per il monitoraggio climatico e ambientale delle zone d’alta quota del pianeta. Share ha avuto modo di registrare anche l’alto inquinamento domestico presente nei villaggi meno toccati dai flussi turistici della valle del Khumbu. «Lo stesso inquinamento che da noi è ambientale cioè out door, in questi villaggi è nelle case – ha spiegato Annalisa Cogo coordinatrice del progetto – Dalle spirometrie effettuate in due anni di studi si è visto che l’incidenza di broncopneumopatia cronica ostruttiva nei soggetti oltre i trent’anni è superiore alla media europea e che anche nei giovani ci sono segni di danni iniziali. Purtroppo non è stato possibile effettuare uno studio longitudinale, con controllo a distanza dei soggetti, perché mancando l’anagrafe è difficile ricontrollare le stesse persone». Le popolazioni delle aree in via di sviluppo come quelle dei villaggi toccati dal progetto offrono la possibilità di studiare gli effetti dell’inquinamento in casa da solo, infatti in quelle zone non c’è inquinamento esterno da traffico e l’abitudine al fumo di sigaretta è irrilevante (3-4% della popolazione).
«Il progetto ha offerto la possibilità di svolgere una rigorosa attività scientifica in un ambiente particolare, dove l’assistenza medica è generalmente assente o molto difficile da raggiungere e dove normalmente la diagnosi si basa solo sull’esame clinico. Per la prima volta queste popolazioni sono state sottoposte a un esame semplice e non invasivo quale la spirometria, diventata ormai uno strumento diagnostico imprescindibile» ha concluso Annalisa Cogo che ha annunciato che a maggio la “giornata mondiale della spirometria” sarà lanciata proprio in Nepal.
L’iniziativa “Breathing Himalaya” è realizzata con il supporto economico del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (Miur) di Boehringer Ingelheim Italia e Pfizer Italia, con il patrocinio della Provincia di Milano, dell’Università di Ferrara e di Assintel, e si basa sulla collaborazione tra il Comitato “Ev-K2-Cnr” e Interactivecom.