L’emozione si respira già al ritiro dei pacchi gara e al briefing di venerdì pomeriggio. Si capisce subito che la Bettelmatt Ultra Trail sarà una gara impegnativa. La sera presto, prima di andare a coricarsi, una belle cenetta rigorosamente “40-30-30″ con 100 gr di pasta olio e grana, 100 gr di coppa e 2 banane.
La sveglia suona alle 2 nel pieno della notte e ci vuole un attimo per capire dove sono e soprattutto cosa sto andando a fare: una caffè e 80 grammi di crostata mi aiutano ad attivare occhi e neruroni. Ma una volta raggiunta la piazza di Ponte Formazza, con tutto il fermento dei partecipanti, degli organizzatori e del tanto pubblico che è già in piedi a quell’ora per applaudirci, entro subito nella dinamica della corsa.
È tutto pronto, spunta dei pettorali, breve tragitto che ci porta alla linea di partenza e … pronti via; l’avventura comincia!
Più di 200 lucine si snodano sulla strada che da Ponte ci porta a Brendo, per infilarci nel sentiero che da Canza ci farà salire al Vannino. Buio nel bosco, ma appena giunti in Val Vannino un cielo stellato corona il serpentone luminoso.
Si sale sempre fino arrivare al lago Vannino e ai laghi del Busin dove un’alba meravigliosa ci accoglie, colorando di rosa le cime intorno; finalmente si valica la Bocchetta della Valle, si entra nel Parco del Devero e giù a capofitto al lago Pojala. Che meraviglia!
Il sentiero risale fino alla bocchetta di Scarpia da dove una bella discesa ci porta alla Piana del Devero, dove spero di trovare un bel caffè. Puntale, alle 6:45, sotto il tendone della Festa che il Devero ha organizzato per la BUT, c’è il ristoro e si riesce ad avere anche un bel caffè caldo e fumante.
Si riparte per Crampiolo dove si costeggia il lago Devero di un azzurro incredibile ed arrivati in fondo un forte vento e freddo ci contrasta la salita all’alpe Forno. Che fatica, ma fortunatamente gli alpini hanno allestito un ristoro con salame formaggio e vino. E chi ce la fa a mangiarli ?! Quello era per loro, per noi frutta secca, torte, sali minerali, acqua, coca cola e via di nuovo verso lo Scatta Minoia, il valico che ci riporterà al Vannino.
Dopo una bella discesa in piena neve riprendiamo il sentiero sopra il lago , di cui il buio del passaggio notturno nascondeva il bel colore verde. Uno spettacolo continuo. Controllo orario al rifugio del Vannino, ristoro e via di nuovo verso il Passo del Nefelgiù che ci porta a Riale cullati dal paesaggio del Lago Morasco.
A Riale transitiamo sulla zona del traguardo per raggiungere la base Vita per un ristoro di tutto rispetto. C’è chi mangia anche la pasta. Tanto pubblico che ci acclama e ci sorregge e la prima parte è fatta, circa 50 Km e 2800 metri di dislivello.
Raccolgo le forze per ripartire pensando che da qui a 1640 metri circa bisogna arrivare ai 3000 del rifugio 3A. Non è facile, ma l’entusiasmo dei presenti mi fa dimenticare il timore e riprendo la corsa costeggiando il lago Morasco fino ad affrontare la salita verso il lago dei Sabbioni, incantevole bacino ai piedi dell’Arbola, regina innevata di 3200ca. E sulla diga del lago arriva la prima crisi… e adesso? Testa bassa, piano piano affronto la salita verso il rifugio Claudio e Bruno e ancora fino ad arrivare al rifugio 3A. Il vento non manca mai e più si sale, più diventa freddo. È proprio dura questa gara.
Al rifugio un buon tè caldo ben zuccherato risolleva le forze ed il morale e un panorama mozzafiato sul lago Sabbioni ripaga della fatica.
Pronti via si riparte per una discesa di 400 mt di dislivello sul nevaio, le gambe tengono ancora bene su questo “terreno†scivoloso. Si intravede la piana del Camosci, un altipiano a 2400 metri dove pascola un gregge di pecore e c’è pure un campo con delle porte da calcio… forte! Passo il rifugio Città di Busto e di nuovo in discesa rapida fino alla Piana del Bettelmatt, che dà il nome a tutta la gara ma soprattutto ad uno squisito e famoso formaggio d’alpe.
Sono ai 70 km e all’ultimo cancello effettuo una breve pausa ristoro, e riparto per l’ultima faticosa salita al passo Gries in territorio svizzero, dove un vento forte e gelido mi investe appena valicato il passo. Mi fermo per mettermi la giacca a vento con il cappuccio e di nuovo sul nevaio riprendo la salita verso il passo Corno. La fatica comincia a farsi sentire, l’andatura non è più brillante e la parte che credevo più facile fino al passo San Giacomo diventa una sofferente camminata trotterellante. Al valico del passo San Giacomo un addetto al percorso mi incita con un “tanta stima ragazzoâ€: la sua voce mi ridà la forza per affrontare la strada che mi porta al lago Toggia. Davanti, in lontananza, vedo altri concorrenti che faticano come me, un po’ corrono e un po’ camminano e allora mi consolo e quando finalmente dopo il passaggio al rifugio Maria Luisa inizia la discesa finale verso Riale, i piedi rimettono le ali e l’entusiasmo mi permette una discesa brillante.
Il traguardo si avvicina sempre più, si sentono le voci, la musica dell’arrivo. Il cuore si alleggerisce e una lacrimuccia spunta dagli occhi…. e finalmente è finita. Sono felice di apporre la mia firma sul tabellone dei finisher della 1^ Ultra Tail del Bettelmatt, dopo 83Km e 5000 mt di dislivello…. per gli amanti dei numeri, il mio tempo finale è stato di 15h52’32”, nel corso del quale ho consumato 10330 Kcal.